Mi fa impazzire questo albergo a
Seoul, perché per colazione preparano un centinaio di portate diverse, molte anche giapponesi e posso cominciare la giornata facendo un pieno di cose che mi piacciono e volendo, restare li seduto a mangiare fino ad esplodere.
La giornata inizia sempre meglio quando si ha lo stomaco pieno è come quando carichi una batteria, puoi sfruttarne la carica per molto più tempo.

La giornata come sempre è grigia, nel cielo ci sono nuvole scure minacciose ed un venticello piacevole che quasi mi ha fatto pentire di aver scelto i sandali. Solo che dopo un’intera vacanza con temperature altissime oltre la soglia del pericolo, quale scarpa avrei dovuto scegliere?
Oggi abbiamo deciso di andare a visitare la cittadina di Suwon, dove sembra che ci siano ancora intatte le mura medievali ed alcuni degli antichi edifici storici.

In stazione a Seoul è tutto maledettamente organizzato ed ordinato, i treni arrivano e partono puntuali e la gente si distribuisce nei vari binari senza accalcarsi e senza aver fretta. Una grande e popolosa città che riesce ad apparire, nonostante la grande mole di abitanti, non frenetica. Per attendere i treni, si può sfruttare una grande scalinata costruita di fronte al tabellone centrale, dove tutti si siedono ed attendono il momento in cui sul tabellone, apparirà la scritta con il nome del proprio treno.
Se serve un aiuto di qualsiasi tipo, anche per comprare il biglietto alle macchinette, non ci sono i rom come da noi a Roma, ma dei volontari anziani, autorizzati dalla stazione a svolgere il compito di aiuto per turisti ed imprenditori.
Molti di questi anziani parlano anche un discreto inglese e cominciando con i turisti, possono migliorarlo e passare il tempo in maniera costruttiva ed utile alla società. Non ho idea se percepiscano anche una sorta di paga, ma anche se fosse, potrebbe essere utile come arrotondamento per la pensione.
I treni locali sono veramente spaziosissimi, le poltrone sono comode e lo spazio vitale di ogni passeggero è più ampio del normale, tutto sempre pulito in maniera maniacale e non ci sono molti passeggeri. Stranamente qui in Corea preferiscono tutti viaggiare con gli autobus, che sono comodi ed economici e sfruttano le corsie preferenziali in autostrada.
Anche i bagni dei treni sono immensi e puliti, forniti di tutte le necessità, da italiano quasi mi vergogno ad immaginare quando qualche turista coreano viene da noi e sale su un treno che cosa può immaginare. Di sicuro ci vedranno come un paese del terzo mondo.
Suwon si è rivelata per noi una vera sorpresa, non immaginavo ci potesse essere una cittadina così ben conservata con tutte le mura fortificate ancora percorribili, che racchiudono interamente il centro storico cittadino.
Facciamo un biglietto cumulativo, che comprende qualsiasi cosa c’è da vedere e ci consegnano una mappa ed un bollino adesivo da appiccicare sulla maglietta. Sarà il nostro lasciapassare che aprirà le porte di ogni edificio storico presente all’interno delle mura.
Cominciamo la passeggiata salendo sulle mura e percorrendo tutto il perimetro del centro, ora il cielo è una cappa grigia ed è ritornato il solito confortevole caldo estivo a farci compagnia.
Le mura offrono la possibilità di sostare nelle torrette di guardia fortificate, da dove si gode una vista sulla parte interna ed esterna della città. In quelle più panoramiche e ventilate, ci fermiamo per riposare e godere del paesaggio circostante.
Bisogna sempre entrare scalzi, per non rovinare i pavimenti in legno e per il rispetto che hanno in oriente dei posti chiusi, dove nessuno entra con le scarpe.

Si respira un aria di pace incredibile, e non si incontra quasi nessuno, ne approfittiamo per farci un selfie ricordo con vista sulla città esterna che non è affatto piccola, ma un agglomerato di case e grattacieli dalle forme più svariate.
Qui dentro le mura, la città ed i suoi cittadini sembrano essere tagliati fuori, tanto che girano pochissime automobili e ci sono pochi passanti, è un oasi di pace al centro di una grande cittadina.
Dal padiglione posto nel punto più alto delle mura, la vista è davvero incredibile, scendiamo attraverso una scala di pietra per inoltrarci nel bosco sottostante, dove si riesce a stare più freschi.
All’interno delle mura, la cosa più interessante da vedere è un vecchio accampamento militare, dove in ogni edificio è possibile ammirare delle riproduzioni a dimensione umana dei militari che lo abitavano. Ci sono riproduzioni delle stanze dove i servitori cucinavano il pranzo, degli attendenti addetti alla vigilanza, ci sono le stanze degli scrivani e quelle dei contabili.
Un modo piacevole di rivivere un luogo storico che se fosse stato vuoto non avrebbe dato una visione così reale di come si svolgeva la vita all’epoca.
Passegiando nella cittadina interna alle mura, raggiungiamo a piedi, attraversando una strada dello shopping dove ci sono ristoranti e botteghe che vendono souvenir, una magnifica porta fortificata di ingresso alla città, chiusa al centro di una rotonda stradale. È una struttura davvero molto bella ed è un peccato che non si possa visitar e sia relegata solo spartitraffico.
Nel biglietto cumulativo è inclusa anche l’entrata al museo. Siccome abbiamo tempo decidiamo di entrare ed approfittare dellì’aria condizionata per approfondire le origini della cittadina e per scoprire qualcosa di più sulla storia del luogo.
Non è il classico museo con le teche dove osservare piattini ritrovati negli scavi archeologici ed armi disposte allineate con il numero e la didascalia.
Tutto è realizzato con ricostruzioni in miniatura del paesaggio ed installazioni interattive che offrono una visione molto dinamica di quanto avvenuto nei periodi storici. Ci sono musiche di sottofondo e luci che variano sulle scene rappresentate, video proiettati sulle pareti e resoconti vocali di quello che si sta osservando.
Tutto è molto coinvolgente ed interattivo e spinge l’osservatore ad interagire con la scena ed a non annoiarsi in nessun punto del percorso.
Anche le ricostruzioni a grandezza naturale, sono fantastiche e gli abiti sono davvero fedeli agli originali dell’epoca. Gli strumenti usati sono poi presenti nella scena, come le vecchie barche da pesca in paglia e legno, gli attrezzi usati dai contadini e tantissime cose che fanno passare il tempo in maniera piacevole.
Quando decidiamo di andare via dal museo, siamo stremati per aver camminato molto e per le troppe cose da vedere, comincia a farsi sentire l’età che avanza e non siamo più smart come nei primi viaggi dove potevano girare a piedi e vedere cose anche per 12 ore di fila, ora abbiamo bisogno di tempi di recupero diversi e di momenti passati seduti a non far niente, invece che di quelli in giro a vedere tutto quello che che offre il luogo in cui ci troviamo.
La soglia dei 44 credo sia di passaggio verso una forma di viaggio diverso che dobbiamo per forza di cosa accettare, cambiando di conseguenza gli itinerari e riducendo le cose da vedere.
Per pranzo ci fermiamo in backery francese, dove possiamo spendendo poco, mangiare velocemente qualcosa di buono.
Prendiamo un sandwich croccante ed un dolce alla patata dolce. Meno male che non ci sono questa tipologia di locali da noi in Italia,
perché vado matto per le cose che preparano e potrei finire con il passarci il mio tempo, ingrassando a dismisura.
Meglio lasciarli qui in oriente, in modo che possano diventare per noi soltanto dei ricordi piacevoli da allegare ai diari di viaggio e da mettere nei vari cassetti della mente dove conservo i momenti migliori vissuti.
Dopo un pranzo veloce, risaliamo le mura e riprendiamo il giro intorno al centro, ma siamo veramente stanchi, non so quanti chilometri abbiamo percorso sotto al sole che ora si è fatto più insistente,
così stramazziamo definitivamente in uno dei padiglioni lungo le mura, sudati e distrutti nel corpo e nella mente.
Non siamo soli questa volta, ma ci sono altre persone che come noi hanno deciso di percorre le mura ed approfittare di questo padiglione per godersi un po’ la vista e riprenderei dal caldo incessante ed oppressivo che di questi giorni.
Domani vivremo il nostro ultimo giorno a Seoul, cercando di fare il meno possibile e di dedicarci soltanto agli acquisti delle cose da riportare in italia. Oggi questa cittadina,
nonostante il caldo ci ha regalato dei momenti fantastici ed è stata una magnifica conclusione di un viaggio lungo la Corea del sud, partito da Seoul e che presto si concluderà.
Siamo rientrati a Seoul nel tardo pomeriggio, con tanta stanchezza addosso e la voglia di rilassarsi, per questo abbiamo deciso di fare un giro negli enormi supermercati cittadini, dove ci hanno fatto provare di tutto. Cerano assaggi di dolci di ogni tipo, Ramen ai frutti di mare, nodose piccanti, carne cotta al momento su piastra, caffè, biscotti, tofu, pesce essiccato e poi ancora dolci e perfino la carne in scatola, secca ed umida.
Noi per pura cortesia, abbiamo deciso di assaggiare ogni cosa, ma non abbiamo comprato quasi niente, non per mia volontà, ma per l’insistente controllo che Simona applica su di me in questi momenti. Io comprerei sempre di tutto, perché ogni nuovo sapore mi entusiasma e perché credo di non avere il senso della misura quando si tratta di cibo, vorrei compare qualsiasi cosa mi propongano ed in continuazione, anche se ho appena finito di cenare o pranzare.
Per fortuna, insistendo, sono riuscito a strapparle un paio di si e mi sono portato via qualche zuppa di noodles piccanti da mangiare a Roma nei momenti di nostalgia o quando non ho il tempo di cucinare.
Come nei primi giorni passati qui a Seoul, siamo tornati per cena in un locale che ci è rimasto nel cuore. Un posto piccolo e scuro, gestito da tre anziani signori, molto simpatici e disponibile, dove non ci sono turisti ma solo persone del posto che conoscono da sempre i proprietari.
Non credo che ci abbiano riconosciuti, sono passati forse venti giorni dall’ultima volta, ma hanno comunque dei sorrisi ed una cortesia per noi come se ci conoscessero da sempre.
Seduti ad uno dei vecchi e consumati tavoli di legno, abbiamo ordinato una zuppa di kimchi e maiale ed i
Topokki, che sono ormai il nostro confort food coreano per eccellenza.
Non potevamo concedere una pausa dal piccante al nostro stomaco ed infatti ne siamo usciti con le fiamme in gola, tipo i draghi delle storie fantasy. Tanto ormai abbiamo capito, dopo tanti giorni che non c’è speranza di mangiare cibo non piccante e non serve neanche chiederlo.
Intanto la notte ha come al solito trasformato la città. Dal nulla ed ovunque sono spuntati i carretti su ruote dello street food coreano, che con le loro luci illuminano le strade ed animano la vita serale cittadina.
Se si resta in giro dal pomeriggio alla notte è una delle cose più particolari da osservare, come calano le luci del giorno, si vedono intere carovane di banchi su ruote, sbucare da tutti i vicoli cittadini per prendere posto al centro delle strade, o sui marciapiedi.
Lentamente accendono le loro piastre elettriche o i fuochi, posizionano le luci e cominciano a cucinare cibo di ogni tipo, tanto da rendere difficile la scelta ad ogni avventore che decide di avvicinarsi e viene travolto da tutti quegli, dai colori e dagli sbuffi di vapore.
È una seconda pelle di Seoul che si palesa soprattutto dopo il tramonto e che si ripete in tutte le città della Corea, offrendo un’esperienza unica e molto vera della vita cittadina.
In alcune strade, molti di questi banchi attrezzano anche dei veri e propri ristoranti all’aperto, installando piccoli tavolini e sedie di plastica rimovibili, dove ci si può sedere per cenare o bere qualcosa con gli amici o colleghi.
Sono alcune delle usanze più belle della corea, esperienze che vi consiglio di fare, perché potete portavi nel vostro bagaglio dei ricordi dei momenti davvero indimenticabili.
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