Al Jeju stay Hotel la colazione è la solita schifezza di sempre, ci sono dei ravioli di carne non buonissimi, del mais tirato fuori dalle scatolette, una zuppa non troppo saporita, della carne non eccezionale e le verdure piccanti del mercato, per completarla ci siamo portati dei sottaceti gialli comprati ad un 24 ore vicino all’albergo ieri sera prima di salire in camera. Bisogna ingegnarsi per mangiare qualcosa di piacevole, altrimenti la giornata non comincia nel migliore dei modi.
Oggi dobbiamo perdere tempo fino alle 17:00 quando prenderemo il traghetto per tornare sulla terra ferma, così decidiamo di fare un giro per negozi e di restare nei pressi del centro.
Il mercato di giorno è ancora più bello e vivo, brulicante di persone che fanno la spesa e di banchi illuminati a giorno.
Ci sono pesci lunghissimi ed argentati, messi in fila sui banconi, somigliano al nostro pesce bandiera ma sono più sottili, danno la sensazione di tanti stracci di stoffa tagliati e poggiati uno di fila all’altro.
Molti vendono pesci aperti, puliti dalla lisca centrale ed essiccati, li dispongono a cerchio su dei vassoi di plastica rotanti, con un impalcatura rotante che li sovrasta e fa ruotare dei fili colorati. È un metodo veramente ingegnoso per tenere lontane le mosche che sono attirate dall’odore forte del pesce essiccato.
In enormi vasche nuotano pesci che non ho mai visto prima in vita mia, ci sono poi i soliti abaloni, che sono conchiglie molto grandi presenti in tutta l’Asia, gli anemoni ed i cetrioli di mare dalla forma molto ambigua.
In un altra sezione del mercato ci sono i venditori di spezie secche o spezie in pasta. Costruiscono con le spezie delle vere e proprie montagne dei più svariati colori e profumi, che riempiono tutti i banchi tanto da sembrare delle catene montuose. Quelli che spiccano di
più sono i peperoncini piccanti, ne hanno di moltissimo tipo e ne producono in quantità incredibile, non avevo mai visto una nazione produrre così tanto peperoncino. Il motivo è facile da capire, qualsiasi piatto coreano è piccante, a volte così tanto da non riuscire
nemmeno più a scorgere il sapore originale di quello che si sta mangiando.
Tutti i banchi vendono le verdure piccanti già pronte per essere consumate, da queste montagne di verdure tinte dal rosso del pepernoncio, riempiono per i clienti vaschette in plastica o buste dei surgelati. Ognuno poi può portarle a casa e consumarle direttamente così per accompagnare i piatti cucinati, una sorta di contorno obbligatorio e piccante sempre presente sulle tavole, così come il cetriolo sottaceto giallo che abbiamo preso anche a colazione.
Un altro cibo nazionale deve essere il kimchi, cavolo cinese fermentato e piccantissimo che è possibile comprare ovunque e che viene servito sempre in qualsiasi ristorante o locale per accompagnare pranzi e cene. Devo confessarvi che mi ha conquistato quasi da subito con il suo sapore intenso di aglio e piccante e non posso farne a meno.
Ci sono anche molti banchi di dolciumi, ma noi amiamo le cose salate e quindi li evitiamo quasi sempre. Per non far perdere allenamento alle nostre mascelle e lo stomaco ci fermiamo in una di queste botteghe ai lati del mercato, che hanno banconi a vista nelle corsie
del mercato e posti interni dove poter consumare quello che si compra.
Una simpatica signora è posizionata al centro tra due enormi pentole di Teok, gnocchi di riso dalla forma cilindrica, con sugo piccante, un piatto molto famoso che piace anche ai bambini e che viene chiamato Topokki. Evidentemente siamo bambini perché ci fa impazzire.
Davanti ai pentoloni c’è un bancone enorme con Tenpura di verdure e pesci di vario tipo, un’anziana signora sta servendo i clienti, mi avvicino e scelgo del polipo fritto ed ovviamente i Topokki, poi ci mostra con i soldi l’equivalente della cifra che dobbiamo darle,
così gli porgo la stessa quantità di soldi che mi ha mostrato e ci fa accomodare dentro, su un piccolo tavolo di legno dove un’altra signora ci porta tutto quello che abbiamo pagato, più i soliti cetrioli gialli e l’acqua, che è gratis.
Il cibo qui ha un sapore speciale, saranno l’atmosfera del mercato, gli odori del cibo appena preparato, la folla di gente che riempie ogni angolo del locale, la freschezza di questo polipo fritto e chissà che cosa altro, ma non vorremmo più andare via da qui.
Ci piace così tanto che ordiniamo anche un’altra montagna di cibo, una salsiccia nera di interiora e riso, una salsiccia di sanguinaccio, spaghetti di riso,
una salsiccia arrotolata nell’alga e poi fritta, una zuppa piccante con l’uovo, pagando tutto solamente l’equivalente di 12€.
L’unica cosa che ci soddisfa di meno è la salsiccia nera, ma tutto il resto è talmente eccezionale da convincermi ad ordinare per la terza volta. Questa volta voglio il polipo fritto senza niente altro, era talmente buono che ne prendo un vassoio aggiuntivo per soli 3€.
Non credo che dimenticherò mai quei sapori e la gentilezza delle signore di questo piccolo localino del mercato, non credo che dimenticherò mai il sapore di questo polipo, ne la bellezza unica di un momento magico, che si è legato per sempre nei miei ricordi.
Sono infatti tutti questi piccoli momenti magici, fatti di odori, sapori e sorrisi della gente che rendono un viaggio davvero speciale e fanno si che non si possa più dimenticarlo.
Per 3000 won (meno di 3€) il taxi ci ha portato dall’albergo al porto, al fresco e con l’aria condizionata, evitandoci una sudata nel dover trascinare tuti i bagagli sotto un sole cocente estivo di 39 gradi ed un’umidità oppressiva.
Nell’attesa del traghetto cerchiamo di scoprire se venderanno cibo a bordo o bisogna fare una scorta qui nel porto dove ci sono tanti negozietti e supermercati. Stranamente però decidiamo di affidarci un po’ alla sorte, comprando solo qualche snack ed un bevanda.
La sala d’attesa del traghetto è gremita di famiglie in attesa e c’è una formidabile confusione di bambini scalmanati ed urlanti, per fortuna ci sono le sedie così me ne resto qui fermo ad attendere mentre Simona passeggia inquieta nella struttura.
Saliti sul traghetto scopriamo che nella zona dove abbiamo prenotato, non ci sono sedie o poltrone, ma degli immensi spazi coperti da una moquette rossa, dove la gente si posiziona per terra, usando dei cuscini quadrati messi a disposizione dalla nave per potersi sdraiare e dormire durante il viaggio.
Tutti infatti prendono posto sdraiati e molti cominciano a ronfare quasi subito, ma non appena il traghetto esce dal porto e comincia a beccheggiare, mi accorgo che non posso proprio restare sotto coperta a dormire come fanno gli altri, se voglio evitare di sentirmi male devo uscire all’aria aperta e respirare aria fresca.
Ci trasferiamo così nella ponte superiore del traghetto dove il beccheggio provoca meno fastidio e si respira lo iodio portato dal vento.
Per pranzo ci compriamo come fanno tutti dei noodles liofilizzati, ci sono dei microonde messi proprio per lo scopo e tutti fanno la fila per scaldare la propria porzione di noodles. Anche il pranzo è parecchio movimentato, nonostante lo spazio ristorante sia un
salone immenso che si perde a vista d’occhio in ogni direzione, non vi nascondo che il mio stomaco sta facendo un’enorme fatica a mandare giù i noodles mentre l’orizzonte danza intorno alla nave. Non riesco proprio a starci, così consumo in fretta il mio pranzo e per non sentirmi male decidiamo di andarci mettere in pianta stabile di sopra, nonostante cominci a fare fresco.
Non credevo che le traghettate sull’oceano fossero così movimentate e la cosa mi causa anche una leggera ansia, Simona avrebbe preferito volare per un ora, ma io non avevo mai navigato sull’oceano ed ero curioso di farlo.
Qui allo scoperto lo stomaco finalmente si calma, e posso anche riuscire a godermi lo splendido tramonto che si sta dipingendo tra le nuvole ed il mare.
Da un lato c’è il tramonto con i suoi colori rosa, azzurri ed arancio, dall’altro una serie di isole di un parco nazionale protetto, con un’infinità di coste frastagliate e bassi promontori a picco sul mare.
Comincia a fare davvero freddo, ma ci sforziamo di sopportarlo e restiamo ad ammirare la luce che si perde sul mare all’orizzonte e lascia spazio alla notte.
Un lento incedere su un mare d’acqua nero pece, con il vento che mi accarezza forte il viso e mi scombina i capelli, mentre da lontano le luci dei pescatori
illuminano l’orizzonte come se fossero tanti fuochi accesi sul pelo dell’acqua.
In fondo viaggiare è anche questo, concedersi qualche ora per stare a rimirare il mare ed il cielo, per capire quanto siamo piccoli sotto le stelle ed accettare la soluzione
scomoda di quattro ore di navigazione sull’oceano piuttosto del volo di 40 minuti.
Qui ha Yeasu, il traghetto ci ha abbandonato un po’ distanti dalla vita cittadina, la strada è poco illuminata e non c’è nessuno tranne le auto che sono venute a prendere le
persone sbarcate e qualche taxi. Puntualmente i taxi accostano e ci chiedendo dove dobbiamo andare, ma dato che il tragitto è breve e guadagnerebbero troppo poco, ci fanno
segno che non possono portarci o che non sanno dove si trova e ci abbandonano lungo la banchina.
Incazzati e stanchi ci trasciniamo i bagnagli fino ad una fermata autobus e calcoliamo un percorso fino all’albergo, dobbiamo aspettare l’autobus notturno delle 23:00,
perché nessun taxi ha intenzione di trasportarci.
E’ un peccato che ci dobbiamo fermare qui solo per la notte, perché la cittadina sembra molto bella e gode di una vista sul mare incredibile, è tutta costruita a picco sul mare e di notte non si riesce nemmeno a scorgerne la bellezza.
Arriviamo nel Hostello ben oltre l’orario del check-in ma su internet ci hanno detto di non preoccuparci, infatti troviamo subito una coppia di ospiti della struttura che ci accompagna alla reception, dove c’era un telefono ed un biglietto per noi con il numero da chiamare. Sono gli stessi ospiti a chiamarlo per noi ed avvisare il ragazzo che siamo arrivati, così dopo un po’ appare dal nulla, con un sorriso smagliante e ci accompagna alla nostra stanza con letto a castello, davvero molto pulita e confortevole.
Ad ogni piano c’è una bellissima area comune con tanto di giardino verticale e tavolo dove poter leggere un libro, sorseggiare un tè e socializzare con gli altri ospiti della struttura, ma siamo troppo stanchi e dopo una doccia ci infiliamo subito a letto dove crolliamo in un sonno profondo.