Stamattina ci siamo svegliati presto per sposarci a Busan, non abbiamo dato molte possibilità ne il giusto tempo che si meritava alla cittadina di Yeasu che credo meriterebbe almeno qualche giorno di visita.
Dalla enorme vetrata della camera vedo le persone giù in strada già attive e pronte ad affrontare la giornata, fanno la spesa al mercato qui sotto e poi spariscono per chissà quale altro impegno lavorativo o casalingo.

Pronti per affrontare la nuova giornata scendiamo al piano terra per fare colazione, ma ancora non è pronto, abbiamo anticipato troppo i tempi, quindi ci tocca risalire su in camera ed attendere una ventina di minuti che finiscano di preparare tutto, per fortuna le aree comuni di questo Hostel sono fantastiche e sono presenti ad ogni piano, quindi ci sediamo ad aspettare in questa sala elegante dall’atmosfera rilassante.

L’hostello è bellissimo e super pulito e la colazione non è da meno, una vastissima scelta di alimenti vegetariani, ma con la possibilità di andare in cucina a prepararsi uova e pancetta, se ne senti il bisogno puoi andare in cucina e prepararti uova e pancetta che sono a disposizione.
Le insalate cremose di patate e di zucca sono eccezionali, hanno un gusto ed una consistenza piacevolissima e pure le zuppe sono ottime. Faccio praticamente un bis di tutto quello che c’è nel buffet e poi mi godo un buon espresso, dato che c’è una macchinetta regolabile che ho impostato sul livello caffè ristrettissimo. C’è anche tanta frutta fresca, un bel buffet di dolci e tante gelatine di frutta colorate. Per fortuna non gradisco la parte dolce a colazione e mi limito a quella salata.
Dopo aver fatto colazione devi andare in cucina a lavare i piatti che hai sporcato, un modo simpatico per far sentire gli ospiti più coinvolti nel vivere la struttura ed un atto di cortesia che può ridurre le spese di gestione a favore poi di prezzi più umani.
La cosa bella è che non capisci mai se stai parlando con un ospite dell’ostello oppure con dipendente, sono tutti così cordiali, disponibili e sorridenti e sono impegnati a fare mille cose tanto da diventare indistinguibili, c’è una totale e spontanea collaborazione.
Mi dispiace terribilmente essermi fermato qui una sola notte, è un posto che si presta a farti conoscere le persone e condividere le proprie esperienze di viaggio e di vita. Di sicuro qui avremmo potuto cercare di approfondire le nostre conoscenze sul questa popolazione che per noi resta ancora così misteriosa dal punto di vista culturale.
Andando alla stazione degli autobus mi accorgo che questo paese è fantastico, soprattutto per vivere la terza età, la vita costa veramente poco, non c’è delinquenza e tutti sono gentili, ci sono posti riservati agli anziani ovunque e sembra che tutti riescano ad invecchiare tranquillamente più che in qualsiasi altra nazione. Questo è un paese per vecchi, nel senso che qui si vive una bella vecchiaia.
Alla stazione degli autobus, il bus che ci deve portare a Busan è sold out, quindi ci tocca aspettare quello delle 12:30, sono due ore di attesa nel terminal dei bus, Simona è incazzata nera perché abbiamo perso due ore e non ne vuole sapere di andare in giro per passare il tempo che resta. Si lamenta che fa caldo e vuole restare ad attendere nel terminal.
Per fortuna se ne è andata al supermercato e sembra essersi calmata, io intanto ne ho approfittato per montarmi un altro pezzo del video sulla nostra permanenza nell’isola di Jeju.
Le ragazze del sud sono molto belle, hanno gli occhi allungati e grandi, nasi piccoli ed aggraziati, la bocca a forma di cuore ed hanno visi molto simmetrici e levigati, come se le rughe non esistessero, per di più sono anche tutte magre ed abbastanza alte. Non riesco a capire come possano trasformarsi poi in età avanzata nelle vecchiette bassissime e curve che vendono la verdura ai mercati, la nuova generazione deve essere parecchio cambiata geneticamente rispetto a quelle precedenti.
Ci sono svariati motivi se la gente in Corea preferisce viaggiare in autobus e non in treno. Gli autobus hanno enormi e comodissime poltrone in pelle reclinabili, con braccioli, poggiatesta e poggia gambe che fuoriescono dalla poltrona, lo spazio tra le poltrone è enorme, ci sto steso comodamente anche io che sono alto e sono ancora lontano dal sedile anteriore. Inoltre il viaggio è economico, c’è la corsia preferenziale anche in autostrada e riesco a farmi delle dormite incredibili.
Chi sa perché qui in oriente fanno le patatine a tutti i tipi di gusti, al burro con il miele, al pollo fritto, al kimchi, alla ciotola di riso con il pesce, alla patata dolce, e molti altri gusti, è una moda che da noi sta arrivando solo ultimamente, ma non propone una vastità di scelta come quella che c’è qui.
Per pranzo abbiamo preso qualche
Onigiri coreano e dei sandwich, l’Onigiri al Bibimpap e quello al pollo fritto sono davvero ottimi, le patatine fritte sono invece un po’ troppo pesanti da digerire e me le sento tutte sullo stomaco.
Busan ci accoglie con un gran caldo, le cicale impazzite, le aiuole fiorite e le ragazze tatuate con le tette a bandiera, è proprio perfetto il modo di dire che hanno il vento in poppa. Non mi piace questo estremo uso della chirurgia plastica e preferisco di gran lunga le persone normali del sud.
La cosa più importante della giornata è mollare le valige in camera, organizzare il programma pomeridiano ed uscire subito alla ricerca di qualcosa da visitare, Simona è in fermento e non voglio contraddirla.
Non so perché per quale motivo, Simona ha decido che dovevamo fare merenda da Starbucks. Una fetta di torta e due milk caramel cold brew frappuccino ci sono costati solo 18.500 won, praticamene la cifra con cui spesso ceniamo in due, più di quanto abbiamo pagato al Sacher Hotel di Vienna, due fette di torta con il tè. Non che non siano buone queste cose dal nome improbabile che vende Starbucks, ma il prezzo è davvero esagerato.
Ok basta, non è possibile, guardare tutte queste persone che si fanno centinaia di selfie al giorno mi ha fatto venire voglia di imitarli, così ho ceduto anche io alla tentazione e per ora questo è il risultato, non è escluso che mi venga voglia di farne altri.
La città è veramente enorme e piena di gente, dai tombini sale una puzza di fogna nauseante e noi la attraversiamo tutta a piedi cercando di raggiungere il mare, non è molto lontano e ci sono baie artificiali e ponti che devono essere belli da vedere.
Alcune strade sono piene di vecchie botteghe, minuscoli ristoranti con 3/4 posti ricavati lungo la strada, anziani che riparano ombrelli in oscuri chioschi e donne anziane che vendono parrucche. Sono tutti negozietti invecchiati ed anneriti dal tempo, costruiti forse negli anni 60 o prima. Dal lato opposto della strada invece si notano imponenti ed altissimi dei grattacieli, alcuni che mostrano tutti i segni del tempo, altri nuovi dalle forme stravaganti.
C’è un contrasto continuo tra il nuovo ed il vecchio, tra il bello ed il brutto, tra il passato ed il presente, tra ciò che è piccolo e ciò che è grande, c’è la tradizione perpetuata attraverso gli anziani e la stravaganza moderna dei giovani.
Nei pressi degli ospedali, si capisce chi sono i malati, perché indossano tutti il pigiama uguale, ogni ospedale o clinica ne ha infatti uno suo che fornisce ai pazienti. La cosa strana è però che questi se ne stanno comodamente a passeggiare lungo le strade cittadine in pigiama come se fossero un qualsiasi passante. Alcuni girano in carrozzella, altri addirittura si trascinano dietro l’asta con la flebo e se ne vanno al supermarket per comprare sigarette o qualsiasi altra cosa. È una scena surreale per un osservatore esterno, ma che evidentemente qui non suscita nessun tipo di stupore.
Per le inaugurazioni dei locali, utilizzano corone di fiori finti, che somigliano a quelle che da noi si usano ai funerali,
ci ho messo un po’ a capire di che si trattava perché non porgendo all'inizio troppa attenzione mi sembravano tutti funerali.
Decidiamo di salire sulla torre a tramonto già inoltrato, la vista sulla cittadina di Busan è fantastica con i suoi enormi ponti e le luci della sera che illuminano i palazzi.
Il sole scende dietro alle montagne che cascano scendo poi fino al mare. Il cielo è limpido ma l’ora blu dopo il tramonto ci regala comunque delle fantastiche tonalità di blu,
viola ed arancio che persistono nei contorni della montagna dietro il quale il sole è andato a nascondersi.
Le foto purtroppo sono difficili da fare dietro le enormi vetrate sporche, vengono fuori troppi riflessi e macchie che rovinano tutto.
Per cena decidiamo di ripetere l'esperienza del pollo al Ginseng, un piatto semplice e pure più delicato dei vari polli fritti o maiali alla brace. In ciotole enormi e bollenti, ci servono un pollo intero ripieno di riso bianco, cotto in una zuppa di bianca di brodo la al ginseng.
Questo è quello che normalmente si può chiamare confort food, un piatto caldo e consolatorio che ricorda sicuramente le zuppe di casa e che mangiano anche quando fa caldo.
Non aspettatevi sapori forti, perché è estremamente delicato, in fin dei conti è una sorta di brodo di pollo, che mi ricorda molto il brodo che la nonna ci preparava quando stavamo male. Il pollo è cotto così a lungo che le ossa volendo si sbriciolano e si riescono a mangiare insieme alla carne.
La porzione è talmente abbondante che dopo aver finito tutta la zuppa, non ci va di prendere altro. Non ci resta quindi che pagare il conto ed andare a passeggiare lungo le strade luminose nella zona sotto la torre. Le vie brulicano di passanti che sono venuti qui a passare la serata e divertirsi dopo la giornata di lavoro, la zona è moderna e molto pulita ed i negozi restano aperti fino alle 22:00 in modo da consentire a tutti di fare shopping.
Dopo la chiusura dei negozi siamo stanchi e desideriamo solo tornare in camera a riposare, non ci resta che prendere la metro prima che passi l'ultima corsa e ci lasci qui alla torre.