C'era una volta, tanto tempo fa mia nonna materna. Non mi ricordo di averla mai vista senza una sigaretta fumante in mano.
Mia nonna era magra, con il volto scavato e le ossa che ne indurivano i lineamenti del volto.
Mia nonna era sempre malata, soffriva di una forma di bronchite cronica ma non smetteva di fumare. Senza le sigarette era nervosa ma anche con le sigarette era nervosa.
Era una persona di cuore e ci voleva un gran bene ma aveva un carattere irrigidito dalla vita, che non le consentiva di dimostrarlo apertamente.
Con noi bambini non aveva troppa pazienza, preferiva dedicarsi alle cose di casa. Raramente mia nonna parlava con noi o ci raccontava degli episodi
della sua vita, era troppo appesantita dal suo stato di salute che le rendevano faticoso anche il semplice parlare.
Non posso dimenticare quella sua voce rauca che diventava imponente quando si arrabbiava con il nonno che non ne voleva sapere di comportarsi in maniera normale.
Quando a natale c'erano da uccidere i capitoni era mia nonna l'unica a non avere paura, li prendeva per il collo, gli tagliava la testa ed il corpo,
poi li apriva trasversalmente per ripulirli dalle interiora. Quei cosi tutti tagliati continuavano a dimenarsi e strisciare nel lavello di cucina come se il fatto di essere squarciati non gli causasse alcun problema.
Nonostante fosse una persona nervosa non era mai arrabbiata con noi bambini, scaricava la sua rabbia ed il suo impeto con mia madre, le mie zie ed il nonno.
In casa era lei a prendere le decisioni, tutto quello che non rappresentava mio nonno con il suo essere un tantino irresponsabile, spettava a mia nonna che era la vera capo famiglia.
Mia nonna fu la prima ad andarsene dei miei nonni, in un orrido e freddo ospedale fu divorata dalle sigarette e dall'incompetenza dei medici.
Da quel giorno non fu più la stessa cosa entrare nella casa dei miei zii, mancava sempre quella sua forte presenza capace di tenere unita la famiglia nonostante le incomprensioni.