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Viaggiando su treni a lenta percorrenza

treno
Viaggiare sui treni regionali quando sono semivuoti è affascinante.
Il paesaggio scorre lento ed inesorabile dagli ampi finestroni, ed i pochi passeggeri sono assorti in pensieri troppo distanti da essere condivisi.

Più in la una famiglia di quattro persone discute del più e del meno senza pretese. È la bambina piccola la più loquace, non smette mai di far domande su qualsiasi cosa gli passi per la testa.
I seggiolini sono consumati dal tempo e dai milioni di passeggeri che hanno strusciato i loro corpi sulle parti in gomma ormai bucherellate.
La pulizia è un optional ornai trascurabile sui treni per disperati come questo ed il lezzo che si respira è così forte da rimanere impresso nelle narici anche ore dopo il viaggio.
Nel vagone i finestrini sono tutti aperti perché non funziona nessun tipo di condizionamento, fa caldo quando siamo fermi al punto da sudare ma quando siamo in moto si scatena una tempesta di vento. Le tende blu notte svolazzano allegramente nel vagone ma nessuno sembra farci troppo caso.

Mangio un panino con prosciutto emiliano e mozzarella di bufala campana e mi domando perché a Roma nessuno sia capace a farla così buona.
Mentre affondo gli ultimi morsi nel pane mi passano sotto gli occhi le belle bufale dal pelo nero dell'aversano, una delle zone più devastate dall'uomo che ha sotterrato i suoi rifiuti tossici sotto tonnellate di terreno coltivabile. Mi verrebbe da piangere ma ormai come tutti i campani ci ho fatto l'abitudine e dimentico che quella mozzarella che ho nel panino proviene proprio da qui e che la verdura e la frutta che ci vendono non é troppo differente.
Ma il treno scorre via e mi porta verso Roma dove immagino che i prodotti che compro al supermercato abbiano un percorso più sicuro, in modo da dimenticare che siamo in un mercato troppo globale per considerarci al sicuro.

Il mio vicino istigato dal mio pranzo scava nella sua busta, lui di panini ne ha cinque e con cura sceglie quello con il ripieno che più gli si aggrada. Mi domando che ci farà con gli altri, forse dovrà sopravvivere fino a domani di soli panini.
Dopo il panino lo osservo passarsi con una cura maniacale il filo interdentale, proprio come se fosse nel bagno di casa sua.

L'aversano è enorme e fino a Formia non muta la sua natura di paesaggio di campagna, poi improvvisamente si attraversa qualche galleria e si sbuca sul mare. Il golfo appare in tutta la sua bellezza, con le barche a vele bianche gonfiate dal vento, che rompono la linea dell'orizzonte ed i riflessi argentei delle increspature sulla superficie dell'acqua che catturano la mia attenzione come il vetro nella sabbia.
Un venditore ambulante attraversa i vagoni, gridando "aranciate, coca, panini, bibite" e passa tra i sediolini con le sue bacinelle piene di ghiaccio e lattine. Qualcuno lo ferma e fa in modo che possa guadagnarsi la giornata.
Ad ogni fermata si aggiunge qualche viaggiatore, sono sopratutto militari, qualche vecchietto e pochissimi lavoratori, d'altronde è sabato mattina e la clientela è questa.

Anche il mare sparisce tra le conche di Sperlonga e ritorna la campagna, questa volta è quella latina, al posto delle bufale ci sono i kiwi e le fragole.
Si fa largo nel treno una fortissima puzza di letame, sembra quasi di viaggiare su di un treno merci adibito al trasporto di animali vivi.
Non mi da troppo fastidio perché in fondo la natura, gli animali e tutto il resto sono quello di cui facciano parte.

Mi rilasso scrivendo qualche parola ed immaginando a come possa essere stato in passato un viaggio in treno sull'orient espress, sulle vecchie ferrovie cinesi o quelle nell'est dell'America.
I treni lenti sono forse quanto più distante ci sia dalla società moderna dove tutti vanno di fretta e dove il tempo ha un prezzo insostenibile. Chi può concedersi oggi giorno una vacanza dove la parte più bella ed intensa è il viaggio e non la meta?

L'odore di erba bagnata, l'aria umida ed il cielo grigio che ora si è sostituito a quello azzurro della Campania mi fanno capire che qui deve aver piovuto un bel po'.
Una serie interminabile di gallerie preannuncia il passaggio tra i castelli ed i colli ed questi immensi agglomerati cittadini sembrano gli accampamenti cittadini che preannunciano l'arrivo in città.
È l'acquedotto con i suoi mille anni ad annunciarci la città eterna ed il suo caos. Poi sono solo binari, vociare e gente che corre in ogni direzione senza guardarsi in faccia.

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