La colazione in questo vecchio hotel di un quartiere a luci rosse di Jeju è di quelle pessime, ci sono poche cose e non sono
nemmeno cucinate, le comprano al mercato e le tirano fuori già pronte da grandi buste di plastica. Le due signore in cucina,
chiacchierano tutto il tempo tra di loro invece di dedicarsi alla preparazione e se ne stanno li a non fare quasi niente.
Quando si finisce di mangiare bisogna svuotare da soli gli avanzi del piatto in uno scolapasta pieno di cibo avanzato e poi posare il piatto li di fianco.
Anche il letto si è rivelato piuttosto scomodo e la camera è decisamente sporca, al punto da voler andare subito via, insomma tutto bene.
Sperando di trovare posto senza prenotare stiamo andando a fare la camminata sul fondo marino con una maschera a forma di palla
sulla testa, che deve servire come respiratore. In attesa del bus decidiamo di visitare il Jejumok-Gwana che è un vecchio
avamposto militare, con le ricostruzioni di ambienti e personaggi dell’epoca, si può visitare anche in soli 30 minuti ed è carino,
anche se ci stanno preparando una specie di manifestazione con palco e dobbiamo evitare alcuni padiglioni.
Il sole è alto in cielo ed il caldo infernale, c’è poco vento stamattina e non si riesce a respirare, l’autobus ci ha lasciati nei
pressi del posto dove avremmo dovuto fare il sea walking, ma del luogo dove farlo non c’è alcuna traccia. C’è un vecchio edificio
abbandonato dove non c’è nessuno e non c’è alcuna traccia di un centro immersioni. Girando tutte la zona abbiamo trovato solo una
piccola porticina di alluminio con un adesivo scolorato che ritrae un fondo marino, ma all’interno non c’è niente ne nessuno,
evidentemente questa attività è stata completamente abbandonata e mangiata dal passare del tempo.
Non ci resta che tornare in città e cercare un’alternativa turistica per la giornata.
Purtroppo per un po’ di tempo non passerà alcun bus, per fare prima bisognerebbe camminare per 24 minuti sotto il sole e raggiungere
le pensiline bus dell'aeroporto, ma Simona per qualche ragione sta dando di matto e vuole restare qui sulla pensilina ad attendere che
un autobus si ricordi di passarci a prendere.
Per calcolare i percorsi con i bus cittadini lasciate perdere le mappe di Apple e Google maps e scaricate
Naver map,
vi offre percorsi migliori, ci ha offerto sempre soluzioni più brevi, in alcuni casi anche di 4 ore rispetto alle soluzioni offerte
da google maps ed inoltre ci avvisa appena l’autobus sta arrivando.
Nell’autobus una signora di una certa età, la certa età sarebbe più o meno la mia, cioè oltre i 40 anni, è vestita da bambina e porta
sotto il braccio un peluche, mi viene in mente che in fondo non c’è niente di male, anche io a Roma porto a spasso i pupazzi e mi
vesto con le divise delle elementari, bisogna essere sempre curati nell’aspetto. Ovviamente sto scherzando, non è che poi ci credete ed andate a raccontarlo in giro?
Alle pensiline degli autobus qui a Jeju, le tabelle dei bus sono sempre interattive, potete metterle in inglese e consultare il tragitto
e le fermate di ogni singolo autobus, tramite il touch screen o dei pulsanti, ma se capite il coreano è ancora meglio.
In pratica la giornata è andata via passando tra un bus e l’altro per poi raggiungere finalmente un’altra delle spiagge famose dell’isola,
solo che appena abbiamo messo piede fuori dall'autobus ha cominciato a piovere.
Una maledetta pioggerella finissima che è venuta giù ad intervalli irregolari per tutto il tempo che siamo stati in spiaggia, ma che non è
riuscita a fermare la nostra intenzione di fare il bagno. Per lasciare l’attrezzatura fotografica ed i vestiti abbiamo pagato un armadietto
con docce per la modica cifra di 2000 won, meno di 2€ e siamo andati a cercare un angolo di mare dove non ci fossero i bagnini.
Qui l’acqua è cristallina ed il fondale bassissimo, tanto che si può camminare per molti metri senza immergersi mai fino al collo, il cielo
con questa coltre di nuvole si confonde con il mare e spegne un po’ i colori tutti intorno, tanto che sia il mare che la sabbia sembrano grigie.
Riusciamo a fare un bagno piacevole mentre dal cielo scende una pioggerella finissima che non da alcun fastidio, poi torniamo a recuperare gli
asciugamani che avevamo poggiato sugli scogli, dove si erano fatti subito rivedere gli scarafaggi corazzati, che sono scappati subito via appena ci siamo avvicinati.
Come prima cosa siamo tornati a fare la doccia e prendere la fotocamera, non mi fidavo a lasciarla in un’armadietto diroccato insieme a soldi
e documenti, in un ambiente di soli ragazzi e bambini.
Per fortuna non hanno divelto l’armadietto ed abbiamo ritrovato tutte le nostre cose, altrimenti la vacanza sarebbe finita, tra carte di credito,
portafogli, passaporti, cellulari e fotocamere.
La spiaggia di
Gimnyeong Beach è fantastica, tra gli scogli neri vulcanici si trovano migliaia di granchi che scappano appena ti avvicini.
Ci sono un infinità di paguri, di piccoli gamberi trasparenti molto veloci e scarafaggi corazzati neri come la pece, non ci sono stabilimenti sulla
spiaggia ma ci sono strutture ricettive sulla strada dove potersi cambiare, andare in bagno o comprare da mangiare.
Tra gli scogli ci sono tantissime insenature con piccoli lembi di spiaggia ed un acqua che varia dall'azzurro chiaro a tutte le tonalità del blu.
La spiaggia è bianca e nei punti dove l’acqua è bassa, è talmente trasparente che se non fosse per i riflessi, sembrerebbe non esserci.
Ci sono molte persone che fanno incetta di paguri, granchi e cozze che staccano dagli scogli, riempiono intere buste di plastica che poi portano via per preparare la cena.
Alla terza pioggia più decisa, decidiamo di andarcene via dalla spiaggia, non prima però di mangiare qualcosa, in uno dei locali lungo la strada,
c’è una sorta di self service a prezzi molto popolari, dove si mangia su tavoli e sedie di resina verde e bisogna pulirsi da soli il tavolino.
Per pochissimi soldi abbiamo preso un riso al curry ed un Kimbap, un piatto tipico coreano che somiglia moltissimo ad un rotolo di makisushi giapponese.
Avevamo una gran fame ed abbiamo mangiato tutto con gusto, finendo poi il pranzo con un bel ghiacciolo ai fagioli rossi Azuki, un gelato dalla forma un pò oscena, davvero molto buono e poco dolce.
Approfittando dell’orario abbiamo deciso di andare a visitare un vulcano esploso patrimonio dell’Unesco considerato una delle sette meraviglie della natura.
Dalla spiaggia riprendiamo il bus 201 per scendere al Seongsan Ilchulbong Peak, il cielo è grigio e minaccioso, si è alzato un vento piacevole, ma non ci lasciamo scoraggiare.
Qui arrivano moltissimi turisti, ma con questo tempo stanno già andando via, per fortuna è ancora possibile fare il biglietto, così ne facciamo due e cominciamo
la passeggiata in salita verso la cima del vulcano. La salita è faticosa ma abbastanza comoda, si percorre tutta su strada lastricata e su comodi scalini di pietra
che si incrociano come tornanti fino ad arrivare alla cima. Una salita stimata di circa 24 piani di un palazzo cittadino.
Ad ogni terrazza panoramica si gode di uno spettacolo magnifico, una vista mozzafiato sull'isola di Jeju, con le sue colline, le insenature marine,
i piccoli centri abitati, ed i tempi di terra sottili che dividono gli specchi d’acqua.
Arrivati in cima la vista è mozzafiato, il vento soffia così forte da riuscire a spostarti, tanto che a volte bisogna reggersi, da un lato c’è il verde cratere
del vulcano ormai pieno di fitta vegetazione che si erge alto tra cielo e mare, dall'altro una vista mozzafiato sull'isola.
E’ uno spettacolo unico, tanto che la gente si ferma tutta qui in cima e si siede sulle scalinate ad osservare il paesaggio sottostante, senza più voler andar via.
Anche io sono rapito da questa scena strepitosa e non voglio più venire via, respiro a pieni polmoni quest’aria di mare in alta quota e mi perdo nei miei pensieri.
È il posto più bello visto fino ad oggi in Corea e vorrei tanto poterci tornare un giorno al tramonto in modo da poter avere un ricordo ancora più bello di questa vista meravigliosa.
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