La giornata inizia senza la prima colazione, così appena pronti saliamo in centro a cercare un bar per sopperire alla mancanza, lo troviamo quasi subito ma Simona stamane ha la fissa di dover fare la spesa al Billa e comprare l'acqua naturale, quindi procediamo sulla salita fino alla parte alta della cittadina per scoprire che ovviamente di domenica, sono tutti chiusi, compreso il Billa.
Ottengo cosÏ di poter ritornare al bar pasticceria ma invece di sederci al tavolino ed ordinare come fanno tutti i comuni mortali, andiamo al banco ed ordiniamo un cappuccino, un latte con espresso e due dolci.
Ci sediamo ed arriva la cameriera con il menù che rifiutiamo. Quando ci servono, al posto del latte mi danno un caffè macchiato. Alle volte è duro farsi capire quando non pari la lingua.
Lo scambio con il cappuccino di Simona e cominciamo a mangiare quando vedo che sugli altri tavoli stanno servendo delle colazioni esagerate. Lo faccio notare a Simona, e mi dice che sono quelli che hanno dormito nell'albergo convenzionato con il bar ma non mi fido troppo di questa sua versione.
Prendo un menù da un altro tavolo e scopro che si possono ordinare vari men˘ colazione, completi di tutto a prezzi più convenienti della nostra colazione alla carte.
Questa scoperta mi rattrista e dopo aver mangiato mangiato il dolce parto per l'ultima tappa del viaggio un po' innervosito.
Attraversiamo il fiume per riprendere la ciclabile e sulla riva opposta, nei pressi del tendone con la festa bavarese dove qualche cameriere sta ancora dormendo sui tavoli, stanno dicendo messa all'aperto.
Mi incuriosisce che abbiano un coro di giovani ragazze e ragazzi vestiti con abiti bavaresi. Sono tutti vestiti sui toni del verde, hanno strumenti e voci e Sono una vera e propria banda musicale che rende la messa interessante.
Per un po resto ad ascoltare le voci celestiali delle giovani ragazze dai capelli biondi e gli occhi azzurri, poi decido di ripartire. Simona è già avanti che aspetta da un po'.
Nella piazza più avanti passa un automobile che sgomma ad ogni ripartenza da fermo, non è il primo matto che noto qui in Germania. Se devo immaginare un posto in cui sia stata inventata questa pratica, mi viene in mente proprio la Germania.
Il bosco che si attraversa subito dopo la cittadina è fantastico, ci sono salite belle dure e discese molto tecniche, alcune abbastanza pericolose per chi sa bene come ci sia finito a percorrere la
Inntalradweg ad attraversare un bosco bosco tedesco.
Dopo una serie di saliscendi fantastici si esce un attimo dal bosco per percorrere una magnifica strada che corre di poco rialzata lungo il fiume. A sinistra c'è il bosco, sulla destra un piccolo muretto che ci separa dal salto nel fiume.
Sulle rocce che si incontrano sul lato sinistro ci sono squadre di ragazzi che si allenano ad arrampicarsi con tanto di corde ed imbracature.
Ci sono rocce per vari livelli di difficoltà ed alcuni meno esperti si sono portati dietro perfino i materassini per attutire le cadute.
Ci fermiamo per fare qualche foto ed ammirare il panorama, poi subito dopo ci reimmettiamo nel nel bosco. » rilassante pedalare nel bosco, con il fresco degli alberi e le discese che mi permettono di riposare.
Improvvisamente si arriva ad un fantastico ponte sospeso di metallo, destinato ad un uso ciclopedonale.
Dall'altra parte c'è Mariensteg con un bel borgo medievale non visitabile. Diamo un occhiata dall'esterno alle antiche costruzioni in legno poi riattraversiamo il ponte e ci infiliamo di nuovo nel bosco.
Da questo punto la ciclabile prosegue su entrambi i lati del fiume ma quello al sole è decisamente troppo caldo.
Mancano ormai solo otto chilometri a Passau e dopo un po' di strada percorsa nel bosco si cominciano ad intravedere i palazzi della cittadina tedesca.
Usciti dal bosco siamo praticamente quasi in centro. Decidiamo di continuare a percorrere la ciclabile fino alla punta nord dove si incontrano i tre fiumi.
Simona insiste per fare una foto ricordo che segna la fine del nostro viaggio, qui nello stesso punto in cui qualche anno prima avevamo scattato quella di inizio del cicloviaggio lungo il Danubio.
Ritorniamo dalla sponda opposta verso il centro e cerchiamo il punto di informazioni pi˘ vicino che dovrebbe essere proprio qui vicino, ci servir‡ per trovare una sistemazione.
Il radhfarer hotel ha le camere a 16€ a persona ma sono camerate da 6 letti singoli. Va bene per una notte ma dover lasciare i bagagli in balia di altri sconosciuti proprio non ci convince.
Decidiamo di fermarci al Rotel-inn, un albergo di nostra conoscenza.
Il Rotel-inn si trova lungo la ciclabile al centro di Passau, ha le stanze minuscole, larghe quanto il letto, ma ci piace tanto.
Sono tutti chiusi il sabato a Passau, é aperto solo un fastfood subway. Ci fermiamo a mangiare un panino di cui ci lasciano scegliere il tipo di pane da usare, il tipo di carne, poi il tipo di formaggio, le verdure, le salse e per finire le spezie. La signora ci mette una vita a servire quattro clienti, non credo sarebbe fattibile un simile servizio a Roma dove si affrontano centinaia di clienti alla volta.
Con undici euro ci portiamo al tavolo due panini stracolmi da 15 cm, due insalate e due coca cola.
I panini sono buoni e ne approfittiamo anche per mangiare le patatine di speck essiccato che avevamo preso al supermercato.
Passeggiamo in centro riparandoci dal sole che oggi picchia forte, non ho portato un cappellino e dovrò comprarne uno se non voglio prendere un insolazione.
Peccato che nei negozi i cappelli di stoffa economici siano orribili e quelli di paglia costino cifre astronomiche, per oggi soffrirò il caldo, domani vedremo se c'é qualcosa nel negozio sportivo dove due anni fa abbiamo comprato le scarpe a prezzi scontati.
Simona non vuole salire alla fortezza a piedi quindi decidiamo di andare a vedere la tomba di Gisela che si trova in una chiesa del centro.
Gisela é una famosa regina ungherese ma la tomba non é affatto regale, si trova in un angolo della chiesa nel monastero benedettino di Niedenburg, un po' abbandonata e messa in disparte.
Nella piazza del duomo troviamo un bar economico, per un euro e venti ci fa l'espresso con una macchinetta a cialde esa, di quelle che si usano in casa. L'espresso non é affatto male, migliore di tanti altri espressi comprati nei migliori bar austriaci.
Attraversiamo il ponte a sud per visitare il santuario di Mariahif, in questa zona é pieno di ristoranti italiani, sarà di sicuro un quartiere italiano.
Troviamo le indicazioni per il santuario, portano su di una strada in salita fino ad un cortile privato con i lavori in corso. Da qui non si può salire, così decidiamo di scendere giù e cercare meglio.
Più avanti, un po' nascosto troviamo un arco con la scalinata coperta, conto 72 scalini fino alla cima dove incrociamo due signori che stavano scendevano dal santuario.
Ci fanno capire che fino in cima é dura arrivare ma io non mi scoraggio, ormai siamo qui sopra e dobbiamo continuare. Simona già mi guarda male, sembra contrariata, entriamo in una porta sotto un secondo arco e troviamo un'altra scalinata piena di scalini.
Li sommo a quelli di prima ed una volta in cima il conto ammonta a 334.
Per un attimo devo sedermi e riposare, poi posso entrare nella chiesa.
É piccola, vuota e bianca. Non sembra ci sia altro da visitare se non un giardino ed un Belvedere con una magnifica vista su Passau e due dei fiumi che l'attraversano.
La discesa é più facile, trovo anche il tempo di osservare tutti gli oggetti donati alla Madonna da chi ha ricevuto una grazia o l'ha richiesta, che sono appesi al muro e poggiati sulle finestre lungo la scalinata.
Non é facile arrivare fin su ma ogni tanto bisogna fare qualche sacrificio, specialmente se si hanno dei favori da chiedere a chi ci guarda dall'alto.
Una volta ridiscesi c'é ancora il sole ed un gran caldo, decidiamo di tornare in albergo per una doccia e ci sembra di percorrere una distanza infinita.
Prima della doccia c'é il tempo di bere una radler dal distributore automatico e riposare una mezz'ora, nella grande sala con vista sul Danubio.
Ne approfitto anche per chiamare l'affittabici ed anticipare il ritorno a Landek di un giorno. Non possiamo permetterci giorni in piu di vacanza siamo già al limite del budget preventivato e qui in albergo non accettano la carta di credito.
La telefonata é un avventura, la ragazza parla solo in tedesco e per i primi cinque minuti di conversazione non riesco a capire neanche se ho sbagliato numero.
Poi per fortuna afferro qualche parola e comincio a pronunciare ventuno agosto in inglese, lo ripeto un po di volte fino a che non mi dice che va bene e mi saluta.
Invece di chiudere la telefonata, per essere sicuro, ripeto scandendo per bene, giorno, data ed ora dell'appuntamento almeno due volte, poi le pronuncia una serie di frasi incomprensibili, io rimango ammutolito e lei butta giù il telefono.
Stasera ceneremo ad un ristorante greco, il nostro ristorante preferito di Passau non ha esposto il logo delle carte di credito e non possiamo prelevare altro contante.
"Rhodes", il ristorante greco, é pieno di clienti e ci ha confermato che accetta le carte.
Stasera si beve vino, domani, penseremo all'ultima cena bavarese.
Ordiniamo un insalata greca, uno piatto con Gyros e patate ed una Moussaka.
La Moussaka é buona, ha per base le patate, la carne macinata al sugo, le melanzane ed uno strato finale di besciamella. Pure il Gyros, gli spiedini di pollo e lo Tzaziki sono molto buoni. Per finire c'é l'insalata greca che come direbbe il Verdone "é greca".
É dall'inizio del viaggio che non mangiavo tanta insalata.
Peccato che nei bocconi finali sono stato tradito da un peperoncino, ce ne erano quattro, i primi tre li ho mangiati a piccoli morsi per essere sicuro che fossero dolci, l'ultimo l'ho morso interamente e masticato giusto il tempo necessario di accorgermi che la bocca é diventata di fuoco.
Non serve a niente sputarlo fuori, e non ho un pezzo di formaggio fresco per spegnere il fuoco. Ci provo con il vino rosso ma si sa che i liquidi non sono adatti allo scopo.
Per un po' persiste nella mia bocca una tiepida ustione che lentamente va via.
Quando chiedo il conto, il cameriere vuole portarci qualcosa di greco che non ben capito, un dolce o forse un amaro ma non capendo una parola gli dico di no.
In due paghiamo 40€, compreso il vino scadente.
Prima di andare via, Simona mi ha fa notare l'interno del locale che é decisamente folcloristico, con le lunette alle pareti dipinte con vedute del mare greco, le colonne e le statue della mitologia.
Dopo la cena greca ci vuole proprio un bel giretto per la città, le vetrine sono tutte illuminate e c'é poca gente che passeggia, il caldo di oggi é solo un ricordo, tanto che adesso ho freddo anche con la felpa.v
Ormai negli unici bar rimasti aperti c'é chi beve cappuccino e chi mangia gelato, non c'é verso di trovare un dolcetto che addolcisca la serata.