Ci svegliamo presto perchè abbiamo appuntamento alle 8:00 con la colazione. La signora è già sveglia ed energica in cucina, ci saluta e comincia a pronunciare un mucchio di parole in tedesco per noi incomprensibili.
Ci accompagna in una stanza carina in legno scuro con una credenza dove espone le foto di famiglia. All'altro angolo della stanza c'è una stufa di mattonelle verdi derivata dalla bocca del camino della stanza adiacente.
Non ci sono troppe cose a disposizione da mangiare, dovrò accontentarmi di tutto quello che c'è.
Per fortuna la signora sbuca di nuovo dalla porta chiusa con un cestino, lo apre e tira fuori due belle uova alla coque.
Ci lascia un termos con il caffè caldo appena preparato e sparisce di nuovo.
Mangio l'uovo, il caffè con il latte, un panino burro e marmellata ed un panino con i salumi tipici da colazione, poi rintracciamo la signora in cucina, paghiamo il conto e salutiamo la signora che é stata gentilissima.
In centro Simona deve fare sosta per comprare una bandana, ieri ha perso da qualche parte quella che aveva con se, un giorno perderà anche la testa senza rendersene conto.
C'è il sole e fa caldo, posso pedalare con le scarpe aperte e la maglietta a maniche corte senza che mi prenda un raffreddore.
A quattro o cinque chilometri da ogni cittadina che ci lasciamo alle spalle, c'é sempre un polo industriale raggiungibile via ciclabile, strade urbane ed autostrade.
La mattina si possono osservare i cittadini uscire di casa, prendere la bici ed in dieci minuti raggiungere il luogo di lavoro senza dover affrontare traffico e fumi di scappamento.
Lungo questa ciclabile c'é sempre un costante ritorno alla civiltà, si incrociano spesso strade ed automobili, cittadine piene di turisti e negozi. Io preferisco invece, quei tratti della ciclabile del Danubio dove ti estranei completamente dalla realtà, dove c'è solo il fiume, la natura e la ciclabile. Posti così lontani dalla civiltà che finisci per dimenticare che esista.
Ci rendiamo conto di essere arrivati a Kufstein per l'enorme fortezza bianca che giganteggia dall'alto sul fiume e la cittadina.
Spero che per salire fin sopra la rocca ci sia una di quelle fantastiche ascensori oblique che qui sono tanto in voga. Non vorrei proprio dover pedalare in salita tutta quella strada.
L'ascensore c'é ed é inclusa nel biglietto d'ingresso, in pochi secondi ci porta fin dentro alla Rocca.
Nella piazza superiore, sotto la torre della prigione c'è un odore di carne stufata che mi ha già conquistato, saliamo la scalinata della torre per visitare un museo storico, moderno, sportivo, naturalistico e geologico.
Si passa senza problemi da rivisitazioni di storia moderna a quelle medievali, da quadri ed opere d'arte ad una sezione con gli animali imbalsamati.
Ci sono armi di ogni periodo storico, plastici della morfologia della zona ed una sezione dedicata allo sci con foto ed attrezzature dei migliori atleti austriaci.
Anche le stanze del museo sono pervase dall'odore della carne stufata, così dopo aver visitato il museo e le prigioni, decidiamo di fermarci per pranzo.
In una piacevole atmosfera d'altri tempi, in un fresco ed ombreggiato giardino, ci siamo seduti al tavolo ed abbiamo ordinato due belle zuppe con manzo, capellini in brodo e verdure a dadini.
Da noi mangiare il brodo caldo a mezzo giorno il giorno prima di ferragosto sarebbe considerata una follia, ma qui, con queste temperature risulta addirittura piacevole.
Dopo le zuppe non potevamo esimerci da provare la carne che si stava stufando in cucina e che permeava l'aria circostante. Era un goulash davvero strepitoso, servito con knodel alle verdure. Ne abbiamo preso uno in due per non esagerare con le spese ed abbiamo dovuto chiedere del pane per ripulire completamente il residuo di sugo nel piatto.
Con lo stomaco pieno ed un sole caldo che picchiava perpendicolare sulle nostre teste abbiamo completato il giro del castello.
Visitiamo il giardino con le piante medicinali, poi percorriamo il lungo tunnel sotterraneo che attraversa tutto il castello.
Nel tunnel improvvisamente la temperatura scende a meno di dieci gradi e l'umidità è così esagerata da sentirsi bagnati. A quasi metà del tunnel cominciamo ad affrettare il passo per raggiungere quanto prima l'uscita, abbiamo freddo e non riusciamo più a resistere a maniche corte.
Quando usciamo non ci resta che visitare il pozzo profondo sessanta metri. Per assicurarmi che lo sia lascio cadere un piccolo sassolino e riesco a contare fino a 6 prima che tocchi l'acqua alla fine del pozzo.
E' ora di rimetterci in viaggio, così abbandoniamo il castello, scendendo per la lunga scalinata costruita lungo la roccia.
Le due chiese sotto il castello non sono il massimo, sono un po' troppo moderne, il centro invece è fantastico e romantico, vi consiglio di esplorarne le stradine ed i vicoletti pieni di turisti.
Da Kufstein in poi la strada diventa sterrato bianco e segue il corso del fiume. Improvvisamente si è alzato un forte vento contrario che rende faticosa l'avanzata, Bisogna faticare il doppio per spostarsi la metà e la cosa proprio non mi piace.
Finalmente raggiungiamo una periferia ed il vento cala, c'è una piccola villa con galoppatoio privato dove un padre insegna alla figlia come andare a cavallo.
Dai cartelli stradali che cambiano colore e forma ci rendiamo conto che siamo entrati in territorio tedesco.
Simona è un po' più avanti, la vedo pedalare allegramente quando un enorme trattore le taglia improvvisamente la strada, passandole a pochi centimetri davanti. Almeno é quello che mi sembra di vedere da così lontano.
Non capisco cosa ci faccia un trattore sulla ciclabile, così mi avvicino e noto che un tratto di ciclabile è stato completamente cancellato da questo enorme trattore che fa la spola tra i due campi adiacenti alla ciclabile.
Quindici metri più avanti la ciclabile sbuca nuovamente dal manto di erba e terreno creato dal trattore.
Si ritorna su un tratto di sterrato ma questa volta il vento è di meno, ci pensa la rigogliosa vegetazione e le montagne che corrono ai nostri lati a farci da scudo.
Non so da quanto tempo stia pedalando lungo questo tratto di ciclabile, nel silenzio assoluto ma ad un tratto mi sento come parte della natura circostante.
Sono una sola cosa con il vento, con l'acqua del fiume che scorre e con tutte le piante intorno a me, come se fossimo un unico organismo immutevole da secoli.
Il trillo degli sms mi ridesta dal mio stato, segnala le tariffe vigenti qui in Germania, il fatto che siano più o meno convenienti di quelle austriache non mi riguarda tanto non ho intenzione di telefonare a nessuno, ne di rispondere. In vacanza mi scollego dal mondo esterno e dalla quotidianità.
Per la prima volta da quando è cominciato il nostro viaggio vedo qualcuno pescare lungo il fiume Inn, cominciavo a credere fosse vietato per qualche strano motivo.
Qui in Germania le periferie sono più spartane, ci sono meno case e sembrano essere meno estranee alla natura che le circonda, non ci sono più i viali curati a perfezione che facevano sembrare finte le periferie austriache.
Anche la ciclabile viene sostituita da piccole strade di periferia dove ogni tanto passano le auto modificate dei tedeschi.
Qui la ciclabile si divide, ci sono varie possibilità ed incroci con ciclabili che portano nei paesini circostanti. Decidiamo di procedere sul alto sinistro.
Sulla destra a due chilometri c'é una gasthouse che offre letti e cibo.
Secondo Simona ci allontana troppo dal nostro tragitto e quindi continuiamo il nostro percorso verso Kirchdorf.
Qui le case sono basse e ci sono allevatori di prodotti biologici.
È da Kufstein che non troviamo più una fontana con l'acqua, siamo completamente a secco da ore.
Un capannone di legno vende latte fresco. Ha mucche e vitelli in mostra in delle specie di cucce lungo la strada, ci fermiamo per comprarne un litro ma troviamo solo un bambino e le mosche, così decidiamo di rinunciare al latte per merenda.
Con Simona avevamo deciso di dormire a Raubling che si trova attaccata a Kircdorf ma per qualche motivo confondiamo i nomi e torniamo indietro di 5 km fino a raggiungere Neubeuerm.
Qui c'è un castello con annesso monastero su di un altura che si vede dalla strada ma non ci sono posti per dormire, é tardi e siamo stremati, decidiamo di tornare verso Raubling.
Anche Raubling si allontana dalla ciclabile per un paio di chilometri, li percorriamo e restiamo di nuovo delusi, non ci sono alberghi ne pensioni.
Non ci resta altra possibilità che rimetterci in sella e pedalare verso Rosenheim, la città natale di papa Razinger. Sono altri dieci faticosi chilometri con tanta stanchezza e la disperazione che ci spinge ad andare avanti.
Le indicazioni per Rosenheim sono messe a cazzo di cane, non si capisce dove e come arrivarci, l'unica speranza é chiedere ai ciclisti di passaggio che ci indicano la strada giusta.
Quando arriviamo a Rosenheim nemmeno ce ne accorgiamo, continuiamo a girare a vuoto siamo fino a che non notiamo quel benedetto cartello con il nome della cittadina.
Appena mi rendo conto di quanto è grande questa cittadina decido di abbandonare Simona che ormai non pedala piu dalla stanchezza ed andare da solo in cerca di alloggio.
Le dico di accendere la radio e di raggiungere il centro della città, in qualche modo la ritroverò.
Solo per raggiungere il centro ci metto un quarto d'ora. Comincio a girare ma non trovo niente, per trenta minuti non trovo ne un albergo ne una pensione a cui chiedere, sono quasi le 20:00 e comincio a disperare.
Chiamo Simona alla radio che ancora non ha trovato il centro e le do la brutta notizia, lei disperata mi dice che dormiremo su di una panchina.
Non credo ci lascerebbero farlo, non ho visto in giro neanche un barbone nei nostri viaggi in bici.
Dopo altri giri trovo la via degli alberghi, c'è lo star hotel quattro stelle superior, ed altri hotel di lusso, chiedo al parkhotel, da appena tre stelle, mi chiede 115€, decisamente troppo per il nostro budget.
Giro ancora e trovo una gasthouse, mi dice che è piena e mi manda in una pensione che non riesco a trovare.
Sono disperato ma trovo una pensione molto lontana dal centro, suono al citofono ed un signore poco gentile mi dice che ha le camere ma che non me le da per una sola notte.
Affranto riprendo a pedalare, mi capita d'avanti agli occhi un Albergo con due cervi sull'insegna e provo ad entrare. La ragazza mi dice che costa 90€ a notte, é tanto ma le dico che va bene, che vado a recuperare Simona in centro e ritorno. Lei non è d'accordo, dice che tra 35 minuti chiude e va via. Così le spiego che voglio prendere subito la stanza, vuole mostrarmela ma non mi interessa, la prendo comunque.
Per la prima volta mi tocca pagare in anticipo ma date le circostanze non ho alternative.
Saluto la ragazza e torno a cercare Simona, non è in centro, almeno non nello stesso punto che io considerò essere il centro. La chiamo via radio e le spiego il punto preciso in cui mi trovo.
Dopo alcuni minuti la vedo sbucare da lontano in fondo alla piazza.
Vuole andare subito in camera ma forse non é il caso, sono le 20:30, meglio fermarsi prima a mangiare e poi ritirarsi.
Ci fermiamo dal primo ristorante che ci capita a tiro. È un bel posto, molto bavarese, gli arredi sono in legno ed i camerieri indossano i costumi tipici del luogo. Si chiama Gasthous zum Stockhammer e si trova proprio nella piazza principale del centro.
Ordino uno stinco di maiale con knodel e Simona dei würstel panati e fritti con le patate al forno.
Chiedo una waizen beer ed il cameriere, che somigliava tanto ad un mio amico napoletano mi chiede se voglio quella tipica del luogo, piuttosto che una waizen classica, ovviamente dico di si.
É una birra al frumento molto scura e dal sapore fruttato ed intenso, si sente un sentore di pellame, mi piace davvero tanto. Mi portano lo stinco di maiale, tenero e succoso, in poco tempo lo divoro per intero.
I würstel di Simona sono una cena un po' banale, poteva scegliere qualcosa di più particolare.
Paghiamo 25€ in due, ringraziamo l'amico cameriere ed andiamo via per raggiungere l'albergo.
Entriamo dal retro come mi aveva spigato la ragazza della reception, smontiamo le borse e leghiamo le bici in un angolo.
Improvvisamente non riusciamo a trovare la catena blocca-bici della bici di Simona, comincio ad imprecare accusandola di averla persa, come fa con tutte le cose.
La lascio da sola nel retro dell'hotel e ripercorro a ritroso il percorso fino al ristorante senza trovare la catena.
Quando ritorno, Simona è ancora li ferma nell'oscurità del vicolo. Posò la bici per legarla e mi accorgo che ogni bici ha la sua catena. Nessuna delle catene è andata persa, meglio così, possiamo salire in camera e dormire sereni.
Appena entriamo in camera siamo talmente stanchi, che senza nemmeno lavarci ci buttiamo sul letto e cadiamo in un sonno profondo.