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Da Inzell ad Ottensheim

La ciclabile del danubio, Passau-Vienna (agosto 2010)
Comincia uguale a quella appena passata questa giornata di un estate austriaca, il danubio alla finestra scorre lento sotto una fitta ed incessante pioggerella. L'azzurro del cielo è nascosto da una coltre di grigie nuvole ed una densa nebbia.
Si respira una pace innaturale in questo luogo, poche casette immerse tra montagne di fitto bosco ed il fiume a due passi unica via di comunicazione con il mondo circostante. Sembra di essere sospesi in una dimensione alternativa dove non esistono automobili, ne smog, dove il tempo scorre così lentamente quasi da sembrare fermo.
Finestra pensione Reisinger - Inzell
Alla finestra l'aria è fredda, c'è odore di legna che arde, i comignoli sbuffano fumate biancastre e non si sente volare una mosca. Se ci si concentra ci si accorge che non siamo gli unici abitanti nell'universo, qualche piano più sotto, infatti, qualcuno sta già facendo colazione.
Guardo dalla finestra il fiume e vedo i primi ciclisti del mattino pedalare agilmente sotto la pioggerella, dritti verso la prossima meta del viaggio, noi partiremo con calma, tanto il bello di un viaggio in bici è che non abbiamo posti da raggiungere ne limiti di tempo ma solo una meta finale.

Scesi nel grosso salone di sotto ci accoglie la signora Reisinger con un grande sorriso e con la sua irrefrenabile energia, corre avanti ed indietro dalla cucina alla sala e si occupa quasi di tutto.

La colazione è come al solito abbondante, ci servirà molto carburante da bruciare pedalando un altro intero giorno sotto la pioggia umida e fredda.

Procediamo con una calma assoluta sperando che il tempo sia clemente e cali l'intensità della pioggia. Non mi dispiacerebbe restare in questo posto magico ancora un giorno, un settimana o un mese. Ci vuole un attimo ad abituarsi a questa pace, questo stato di immobilismo, sembra quasi di vivere in un isola semideserta dove l'unica cosa che si muove e vive è la signora Reisinger con il suo incomprensibile tedesco che ci mette di buon umore e ci trasmette allegria.

L'intera mattinata è stata segnata e scandita da questo incessante maltempo. La fitta pioggia non a smesso di scendere giù nemmeno per un attimo, costringendoci a continuare a pedalare senza dare nemmeno troppo peso al paesaggio incontaminato che ci scorreva di fianco.
Il freddo nonostante fosse estate si faceva sentire, specialmente con questa intensa umidità capace di scavare e penetrare fin nelle ossa.
Non so quante ore erano passate dalla colazione, avevo smesso di contarle, ero concentrato soltanto sul suono della ruota di gomma che scorreva sull'asfalto bagnato ed infastidito dalle gocce di pioggia che riuscivano a penetrare la mantella ed infilarsi nel collo, provocandomi dei brividi di freddo.
Gli occhiali da sole li tenevo su soltanto per riparare gli occhi dalla pioggia, ma erano costantemente appannati e pieni di goccioline di pioggia la punto da non consentirmi neanche di guardare bene la strada davanti a me.
Procedevo a braccio, guardando soprattutto che la ruota anteriore della bici si mantenesse più o meno al centro della striscia di ciclabile.
Il mio viaggio era soprattutto nella testa, perché in queste situazioni riesci ad estraniarti completamente dal mondo reale ed andare in luoghi lontani che sono soltanto il prodotto dei tuoi pensieri.
Fu soltanto per un richiamo dello stomaco che mi accorsi che avevamo superato l'ora del pranzo e dovevamo trovare un posto dove fermarci un attimo.

Memore dell'esperienza dell'anno precedente mi è tornata utile la mantella da bici comprata nel cicloviaggio sulla ciclabile dei Tauri.
Pochissima acqua è riuscita a penetrare sotto questo miracoloso prodotto della "k-way", peccato che non riesca anche a fermare tutto il freddo e l'umidità che ha assorbito il mio corpo.
La povera Simona invece, nonostante avesse un K-way di decathlon, si è inzuppata completamente, aveva un colorito violaceo ed era completamente bagnata fino alle mutande, ho dovuto obbligarla ad acquistare una mantella simile alla mia, altrimenti si sarebbe di sicuro ammalata.

Dovevamo trovare un posto riparato per cambiarci, così dopo aver fatto la spesa al supermercato, comprando dei panini, un pò di salumi e formaggi fusi tipici, qualche salamino, della cioccolata, due red bull cola ed una piccola scorta di liquori per riscaldarsi, siamo tornati indietro di un paio di chilometri verso l'unico posto coperto che abbiano notato lungo il percorso, un barcone storico di legno che fà da monumento al museo dei pescatori.

Il barcone era coperto da una pensilina di cemento che lo riparava dalla pioggia, abbastanza grande da consentirci libertà di movimento. Ho preso uno dei due teli in microfibra che ci portiamo sempre dietro quando viaggiamo e l'ho tenuto avvolto intorno a simona per consentirle di cambiarsi riparata dagli sguardi. Non c'era nessuno dato il momento di pioggia intensa ed incessante ma nel momento cruciale, quando Simona era in mutande sotto il telo è sbucata una ragazza dal museo che si è incamminata diretta verso di noi.
La giovane ragazza insisteva perché andassimo a visitare il museo, non sapevo come fare ad allontanarla per permettere a simona di terminare le operazioni di cambio, parlava in tedesco e non conosceva l'inglese e continuava a mostrarmi un volantino pubblicitario del museo. Ho dovuto farle capire a gesti che saremmo andati al museo dopo ma che per il momento avremmo preferito essere lasciati un attimo da soli.
Per fortuna ha capito e si è allontanata, appena Simona si ha finito le operazioni di cambio d'abito, ci siamo accampati sui sassolini alla base della barcaccia per pranzare.
Erano l'unica superficie asciutta dove potersi sedere un momento nel giro di chilometri.
Abbiamo tirato fuori panini, salumi e formaggi ed incominciato il nostro banchetto riparandoci dall'aria gelida sotto le mantelle. Nel bel mezzo del nostro banchettare è spuntata dal museo un intera scolaresca in gita che proprio in quel momento doveva sostare sotto e dentro la barca per una lezione di approfondimento sul museo dei pescatori. Per forza di cose abbiamo dovuto terminare il nostro banchetto in piedi sotto la pioggia battente e poi ripartire subito dopo aver finito qualche bottiglietta di liquore in modo da scaldarci pedalando.
Pioggia sul Danubio
Abbiamo dedicato veramente poco tempo al paesaggio che scorreva lento ai nostri lati, troppa pioggia e freddo gelido distoglievano la mia attenzione dal panorama e rendevano troppo lunga e complessa l'operazione di tirare fuori la reflex, proteggerla dalla pioggia, impostarla, scattare una foto e poi rimetterla al sicuro sotto la mantella o nello zaino legato sul portapacchi posteriore della bici ed avvolto nella copertura di plastica antipioggia. E' un vero miracolo se ancora funziona dopo tutta quell'acqua ed umidità che ha preso, ho dovuto anche fermarmi in un bagno per ascigarla e salvare il mirino ottico che si era appannato.
Abbiamo completamente ignorato la parte di itinerario artistico consigliato dalla guida, il freddo ci aveva distrutto, Simona nonostante i panni asciutti era diventata violacea ed aveva i brividi di freddo, così appena abbiamo avvistato un bar ci siamo infilati dentro per riprendere un pochino di calore.

Un piccolo ed elegante bar nel centro di Aschach, forse anche troppo elegante per due pinguini di plastica rossi e gialli che entrando disseminavano acqua dappertutto. Mi sono accorto quasi subito degli sguardi di disprezzo delle cameriere, ogni nostro abito o zaino grondava acqua che seguiva una scia dall'ingresso fino al tavolinetto nel corridoio dove abbiamo preso posto.
Per riscaldarci e riprendere un pochino di energie abbiamo preso uno di quei caffè viennesi enormi e bollenti ricoperti di panna ed una cioccolata calda, serviti in piccoli vassoi con tanto di cioccolatino e bicchiere d'acqua che ci sono costati un bel poco ma hanno contribuito non poco alla nostra ripresa mentale e fisica. Simona era a pezzi tanto che mi proponeva di restare a dormire li ma con un pò di tatto sono riuscito a convincerla che sarebbe stato meglio rimetterci in moto e sforzarci di guadagnare almeno un altro paio di cittadine. Era appena passata l'ora di pranzo ed arrenderci al tempo avrebbe compromesso anche la forza morale per affrontare eventuali altre giornate di pioggia...
Pedalando sulla ciclabile
Con il calore delle bevande calde che si diffondeva dall'interno fino a raggiungere le estremità del corpo ormai gelate ci siamo rimessi in moto.
Per qualche ora abbiamo soltanto pedalato lungo la riva del danubio, senza incontrare auto, abitazioni o forme di vita diverse da ciclisti che si affrettavano superandoci in scioltezza.
Delle gelide raffiche di vento ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso insinuandosi a tratti sotto la mantella. Ormai più che farmi freddo, avevo la sensazione che ogni raffica mi provocasse dolore fisico e riuscisse ad attraversare tutti gli abiti fino ad arrivarmi direttamente nelle ossa. Il volto era oramai gelido ed insensibile, e forzare la pedalata non mi aiutava a migliorare la condizione.

Dopo un paio d'ore di nulla e di silenzio rotto soltanto dallo scorrere del fiume, il vento che si insinuava tra gli alberi e l'incessante cadere della pioggia, abbiamo raggiunto due piccole cittadine che si guardano dalle rive opposte del danubio. Dal nostro lato, quello destro del fiume c'era Wilhering dove si trova la famosa abazia Cistercense e di fronte Ottensheim, una graziosa cittadina dominata da un massiccio castello ormai privato e non visitabile che impetuoso si impone sull'estetica della città.

Prima di attraversare il fiume sull'ultimo battello a corda ancora funzionante del Danubio, abbiamo deciso di fare un ultimo sforzo per visitare la decantata abazia cistercense di Wilhering.
Grondanti di acqua piovana e stanchi abbiamo raggiunto l'entrata dell'abazia dove un simpatico prete ci ha spiegato cosa c'era di interessante da vedere nel luogo.
La sua spiegazione è andata avanti per un pò in un inglese misto al tedesco che ci ha lasciato abbastanza spiazzati, poi accortosi della nostra provenienza geografica ha sfoderato un ottimo italiano e finalmente abbiamo realmente compreso il senso di tutte le sue parole.

Abituati alle chiese cirstercensi italiane ci aspettavamo qualcosa di molto sobrio e spoglio, invece ci siamo trovati di fronte ad un trionfale barocco.
Abazia di Wilhering
In ogni angolo della volta ci sono delle statue colorate e lungo i bordi laterali è un susseguirsi di pale d'altrare in pregiati marmi.
Wilhering
Ovunque ci sono angeli di gesso, fregi dorati in rilievo ad ornare ogni spigolo o bordo dei marmi e le volte sono piene zeppe di affreschi, perfino l'organo sul portale di ingresso e fregiato di legni scuri, rilievi d'oro e statuette. Una tale pienezza barocca da saturare ogni spazio possibile, che stranamente a differenza del barocco italiano, troppo bianco e freddo, risulta più accogliente ed armoniosa. Non è facile spiegarlo ma questo genere di barocco è più bello di quello classico delle chiese a Roma, è armonizzato dai colori e la morbidezza che riescono a creare le statue colorate.

Valeva la pena faticare qualche altro chilometro in più nonostante la pioggia per vedere questa particolare abazia ed è stato un peccato che il famoso chiostro avesse chiuso da pochi minuti, chissà se mai un giorno riuscirò a ripassare da Wilhering per visitarlo.

Il grandissimo battello a corda ci ha lentamente portato sulla riva opposta. Nel tragitto abbiamo, approfittato di una saletta chiusa collegata direttamente alla caldaia dove una temperatura di qualche migliaio di gradi ha asciugato un pochino le mie ossa ed il mio morale ormai congelati.

Simona era ormai troppo stanca e provata per tentare di pedalare ancora fino a Linz e nemmeno ha voluto saperne di metterci a cercare da soli un private zimmer per tutto il paese, così non essendo troppo tardi siamo andati al centro informazioni turistiche per prenotare una stanza.
La signorina del centro ci ha proposto due pensioni ed un privato che affittava per soli 22€ la doppia ma dato che il privato non rispondeva al telefono abbiamo dovuto scegliere una delle due pensioni. Una costava sui 55€ senza colazione, l'altra 64€ con colazione inclusa e non abbiamo avuto dubbi, la colazione per dei ciclisti in viaggio è qualcosa di sacro e fondamentale.
E' comodo in austria utilizzare i centri informazioni per prenotare le camere, si prendono un paio di euro per il servizio ma evitano la disperata ricerca dell'alloggio che si scatena la sera quando si arriva in un centro abitato. Tuttavia i centri informazioni non sono collegati con tutti gli affittacamere e spesso finiscono per rifilarti posti più costosi.

Una profonda delusione ed uno sconforto dovuto all'estrema stanchezza ci ha assalito quando ci siamo resi conto, pedalando verso la pensione che non si trovava affatto ad un chilometro e mezzo come diceva la signorina del centro informazioni, ma c'è voluta una lunga pedalata tra campi di granoturco e strade infangate e gelide per arrivare così lontani dal centro cittadino lungo una grigia statale.
Ormai il danno era fatto, non potevamo tornare indietro, le forze non ce lo consentivano, avremmo dovuto rinunciare al giro serale in città, chi si sarebbe spinto di notte lungo quelle impervie vie di campagna e per tanti chilometri.
La pensione era vecchia e malandata, per di più alcuni locali puzzavano, era un ibrido tra una pensione ed un camping ed ospitava soprattutto automobilisti e motociclisti che si fermavano per una sosta notturna lungo il viaggio sulla statale.
Per fortuna la pensione aveva un locale caldaie dove i visitatori potevano appendere i panni bagnati ad asciugare. Cosa che ci ha spinto subito a fare un bel bucato di tutti i panni sporchi accumulati nel viaggio ed appenderli sui tubi caldi per buona parte della notte.
La cena non è stata delle migliori, anzi forse tra le peggiori, era evidente la mancanza di pulizia e professionalità dei gestori del posto che forse approfittavano del fatto di essere un punto di passaggio per non concentrarsi troppo sul loro lavoro che facevano in maniera svogliata ed approssimativa.

Domani decorrerà il mio trentacinquesimo compleanno, speriamo di poterlo festeggiare con una bella giornata di sole, la prima di un viaggio che per ora è stato troppo cupo ed infreddolito e che poco ci ha permesso di godere a pieno del paesaggio magnifico e rurale e di tutto quanto ci è passato intorno in questi giorni, se dovesse continuare così la vacanza sarebbe più fatica e sofferenza che divertimento.

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