Appena dopo colazione un controllo al cielo presagiva una giornata non troppo confortevole. Infiniti batuffoli di ovatta galleggiavano in alto nel cielo tra l'azzurro quasi intimidito.
La famosa cittadina di Melk con la sua abbazia non distava tanto, così appena possibile, di buon ora ci siamo messi in marcia per raggiungerla. E' stata una piacevole pedalata con un tempo fresco e grigio che ci ha accompagnato fino all'arrivo nella cittadina di Melk.
Appena ci si avvicina a Melk non si può fare a meno di notare l'imponente abbazia benedettina che giganteggia e sovrasta la cittadina. Attraversato il ponte metallico ci si trova davanti l'accesso al centro della città e già si nota un eccessivo via vai di turisti in affannoso movimento.
Il centro storico è delizioso, inerpicato su una via in salita e pieno zeppo di turisti, ovunque ci sono bancarelle che vendono salumi, carretti con la frutta, cassette con interi piedi di porco arrostiti.
I negozi di souvenir ed abbigliamento sono affollati di turisti e dovunque c'è gente che compra,
si agita, scatta foto e si muove rapidamente tra la folla per poi scomparire.
Sembra di stare al centro di Roma, anche se qui i turisti sono più educati e non sporcano.
C'è chi se ne sta comodamente seduto a fare colazione, chi prende il sole sulle sdraio dell'albergo disposte sul mattonato al centro strada e chi addenta vistosi panini.
Faccio una fatica tremenda a cercare di fotografare i graziosi e colorati palazzi e le strade di città senza che mi trovi nell'inquadratura decine di teste, gambe, braccia e cappelli.
Decidiamo quindi di liberarci da questo caos e dedicare il resto della mattina all'abazia. Verso la fine della via principale, dopo un curvone si imbocca una salitona che porta all'abazia.
Sulla salita ci sono degli enormi parcheggi per le bici con gli armadietti dove poter riporre le borse delle bici. Di solito qui in Austria abbiamo sempre lasciato tutto sulla bici ma per seguire il comportamento di tutti gli altri turisti abbiamo preso un paio di armadietti dove abbiamo riposto le borse, tanto con un euro si riuscivano ad infilare due borse in ogni armadietto.
Entrati nell'abazia la visita comincia con una mostra di tesori religiosi ed opere d'arte con un allestimento scrupoloso ed accattivante che difficilmente si trova nei musei.
Ogni didascalia è tradotta in quattro lingue tra cui fortunatamente c'è un pessimo italiano per noi poveri ignoranti che non conosciamo le lingue.
Le opere d'arte sono interattive, alcune illuminate da luci colorate, altre in giochi di ombre e luci bianche. Spesso all'opera vengono abbinati dei veri e propri video riprodotti su pareti, soffitti o tavolozze multimediali. Ci sono riproduzioni sonore di racconti o semplici suoni di accompagnamento al passare dei visitatori. Alcune sale sono poi piene di specchi e ricreano infinite riflessioni dell'opera in mostra.
I soffitti degli immensi saloni, grandi quanto quelli di una regia imperiale sono affrescati e fregiati di preziosi marmi ed ori.
La biblioteca è incredibile, vi si accede dal passaggio sulla balconata sospesa sul piazzale centrale dove è possibile osservare anche la facciata della chiesa.
Già nel famoso libro di Umberto Eco,
Il nome della rosa veniva citata l'importanza di questa biblioteca, il giovane benedettino "Adso da Melk" infatti, portava il suo sapere su di un manoscritto proveniente proprio da questa famosa libreria.
Questa biblioteca era tra le più famose nel medioevo ed era nata dalla scuola del monastero benedettino fondato nel 1089.
L'abbazia attuale conserva poco di medievale, il barocco odierno risale alla ricostruzione totale dell'architetto
Jakob Prandtauer tra il 1702 e il 1736.
La ricchissima biblioteca rimane una delle parti più famose e suggestive dell'intero complesso architettonico che costituisce il più grande monastero Austriaco.
L'abbazia è sopravvissuta nei secoli alle vicende bellicose, le guerre contro i turchi, la secolarizzazione del '700 quando furono ridimensionate le abbazie austriache, le guerre napoleoniche e nel 1938 al
Anschluss nazista dell'Austria.
Nella biblioteca sono conservati 1.800 manoscritti medievali e 750 incunaboli. Ci sono poi circa centomila libri di secoli successivi. Nel 1997 tra i manoscritti medievali è stato trovato un frammento di una copia del risalente al 1300 del Canto dei Nibelunghi.
Ci si perde in una vista di scaffalature su più livelli dove sono magnificamente conservati libri antichi e manoscritti, al centro di ogni salone della libreria ci sono dei banconi enormi in legno pregiato dove sono esposti alcuni dei pezzi migliori della collezione.
Se si distoglie un attimo lo sguardo dai vecchi scritti per osservare il soffitto si resta rapiti dalla bellezza degli affreschi che danno un tocco di colore alla magnificenza di quella sala. Le librerie non sono i soliti sobri scaffali di legno, qui si è voluto esagerare e tra i colori scuri del legno con le varie laccature luccicanti spiccano fregi e statuette d'oro.
Il giro di visita finisce con la chiesa che non è da meno a tutto il resto. E' sicuramente molto vistosa ed appariscente con un'unica navata centrale ed un'altissima ed enorme cupola colma di affreschi che da così in basso è difficile ammirare.
Ci sono ai lati della chiesa una serie di pale d'altare dove fanno da padrone marmi pregiati e fregi dorati.
Anche la pala dell'altare centrale è un trionfo di colonne di marmo, statuette d'oro e fregi che riempiono tutto l'ambiente non lasciando spazio al minimalismo.
La cosa più strana è che non mi sono mai piaciute le chiese barocche, le trovo goffe e sregolate, qui invece mi colpisce l'armonia dei colori e l'equilibrio
che sono riusciti a creare con un sapiente dosaggio di ori e marmi rossastri, che poi contrastano delicatamente con gli affreschi tendenti ai toni freddi del celeste.
Non si può fare a meno di notare il grande organo, un vero capolavoro restaurato nel 900 che si integra benissimo con l'architettura circostante.
Si esce dall'abbazia percorrendo una magnifica scala a chiocciola completamente affrescata nei toni del rosa, il celeste ed il giallo che fa da ciliegina sulla torta ad una visita davvero interessante.
Quando si arriva alla fine della visita c'è la possibilità di visitarne i giardini, ma ormai eravamo stanchi ed abbiamo dato soltanto un occhiatina veloce.
Ridiscesi in centro non resta molto da visitare, il vecchio ufficio postale è un edificio caratteristico che vale la pena di immortalare in qualche fotografia. La chiesa gotica è invece deludente,
carina esternamente ma povera al suo interno, una cosa forse voluta per non creare alcun tipo di concorrenza con l'abbazia che regna incontrastata sulla zona.
Avevamo fame ed erano circa le due, cosa che ci ha costretto a trovare rapidamente qualcosa da mettere in pancia. Un kebabbaro sulla stradina del centro è stato la nostra meta per il pranzo.
Il proprietario ci ha preparato due favolosi ed enormi panini kebab che abbiamo consumato rapidamente seduti al tavolino del locale per poi decidere di ripartire subito, pedalare per venti chilometri fino a Spritz dove al centro turistico avremmo prenotato una camera per la sera a Durnstein.
Prima di andar via dal centro storico di Melk, abbiamo incontrato un gruppo di amici romani che erano in vacanza in Austria con base a Durnstein, ci siamo accordati per vederci a cena a Durmstein e siamo partiti.
Avevamo saputo che si trovavano in vacanza nella nostra stessa zona ma mai avremmo creduto di incontrarli così per caso su una cittadina lungo la ciclabile.
Da Melk fino a Spritz la ciclabile costeggia le state statali ed il paesaggio non è dei migliori. L'ufficio informazioni ci ha subito prenotato un Private Zimmer proprio dietro la stazione di Durnstein senza chiederci il nostro cognome e senza darci nessuna ricevuta della prenotazione.
Ci ha chiesto tre euro e ci ha detto di arrivare a casa della proprietaria per le 17:00, massimo 17:30. Erano le 16:00 e mancavano ancora dieci chilometri a Durnstein cosa che ha fatto saltare il mio piano di gustare un bel gelato.
Da Spritz in poi il paesaggio cambia drasticamente, torna il Danubio da cui ci eravamo allontanati e si entra nel
Wachau, la valle del vino.
Qui si incontrano in successione dei piccolissimi e graziosi paesini dove ad ogni angolo di strada è possibile fermasi e degustare i vini locali, i distillati e le grappe e le marmellate tipiche di albicocche, prugne o di vini prodotte nella zona.
Avevamo troppa fretta e poco tempo a disposizione da dedicare a queste prelibatezze locali, per giunta cominciava a piovere e dovevamo fare presto, così abbiamo deciso di fare una sola e rapida sosta per assaggi.
Abbiamo comprato dieci euro di marmellate dai gusti particolari ed assaggiato qualche grappa, una in particolare mi aveva colpito, era aromatizzata con la radice di quercia e lasciava in bocca un favoloso retrogusto vanigliato,
volevo comprarla ma Simona mi ha ricordato che avremmo poi dovuto portarcela dietro tutto il viaggio, cosa che quando viaggi in bici con i bagagli a seguito ti limita per peso e dimensione degli acquisti. Così con il solo ricordo di quel gusto sulla lingua e nella bocca siamo andati via ringraziando il proprietario del negozio che ci ha fatto provare di tutto, dai vini ai cioccolatini.
Poco prima di Durnstein, lungo la strada c'era un carrettino con dei cestini pieni di frutta mista, ed una cassettina con il foro tipo salvadanaio con su scritto "cassa". Da soli si poteva scegliere un cestino di frutta e mettere due euro nel salvadanaio per portarselo via.
Non c'era nessuno a controllare, la strada era deserta eppure si fidavano a del buonsenso di sconosciuti compratori di passaggio, una cosa che in Italia sarebbe addirittura impensabile.
Durnstein è molto piccola ma bella, si sviluppa su di un'unica stradina centrale che è piena zeppa di negozietti di vino e marmellate, non mi sembra ci siano tanti ristoranti o pub dove mangiare, in compenso ci si può ubriacare prima della chiusura dei negozi. C'è un fantastico hotel a 5 stelle con annesso ristorante ma è un tantino fuori dalla nostra portata economica.
La città si trova nella Bassa Austria ed è la cittadina più visitata della regione del Wachau. Durnstein è anche famosa per essere una cittadina produttrice di ottimo vino.
La città prende il nome dal suo castello medioevale.
Il castello fu chiamato
Duerrstein o
Dürrstein, dal tedesco
Duerr/Dürr che significa "a secco" e
Stein, "pietra".
Se si guarda in alto sulla collina rocciosa è ancora visibile con tutte le sue rovine.
Il privato che ci fitta la camera ha una bella piscina nel giardino di casa ma non abbiamo capito se possiamo usufruirne anche noi,
per un poí siamo restati alla finestra a guardare le figlie sguazzare nell'acqua fino a quando non hanno poi chiuso la piscina con telo. Ci siamo fatti una doccia e siamo tornati per le vie del paese in cerca dei nostri amici.
I negozi erano tutti chiusi ormai e senza aver fissato un appuntamento li abbiamo incontrati che passeggiavano per le vie semi deserte.
Insieme abbiamo fatto un giro per scegliere il posto dove mangiare ma poi alla fine ci siamo buttati a capofitto su l'unica locanda aperta oltre il costoso ristorante.
Erano le 20:00 circa e la proprietaria con modi autoritari ci ha subito fatto notare che avevamo soltanto trenta minuti per ordinare da mangiare, dopo di che avrebbero chiuso la cucina. Non sembrava molto contenta di avere a cena un gruppo di italiani rumoreggianti o forse,
quello era soltanto il suo modo un tantino violento di approcciarsi con i clienti.
Abbiamo ordinato degli stufati di qualche animale che non ho ben compreso, qualche goulash e zuppe varie, del pane e del buon vino in bicchiere di cui non ricordo il nome. Io ho preso un rosso molto corposo mentre gli altri hanno scelto del vino bianco tipico della zona.
C'è voluto poco a divorare quegli alimenti e finire a chiacchierare di fuori per strada, non volevamo urtare oltre la suscettibilità della padrona grugnante.
Fuori dal locale c'era ormai il coprifuoco, in tutto il paese non si vedeva ne udiva un altro essere umano, come se tutti fossero spariti nel nulla.
Siamo restati per un poí a scambiare una serie di inutili ma piacevoli chiacchiere tra amici e poi abbiamo accompagnato tutti alle loro auto.
Tornando in camera abbiamo gustato il silenzio assoluto di questa Durnstein notturna, profondamente diversa da quella giornaliera dove le uniche luci rimaste accese erano quelle delle rovine del castello, il campanile e qualche sporadica vetrina lasciata semi illuminata.