Comincia meglio delle precedenti la giornata qui nelle valli Salisburghesi, la nebbia nasconde le
montagne intorno a Taxenbach ma le previsioni meteo sono buone e preannunciano un netto miglioramente da
metà giornata. Già dall'ora di pranzo rivedremo il sole, quella immensa fonte di calore e sostentamento
per tutto la vita sul pianeta che da due giorni avevamo dimenticato.
Una colazione abbondante ha avuto il compito di colmare il vuoto fisico e morale lasciato dalla cena di
ieri sera, difficilmente riuscirò a toccare altro cibo prima di pranzo.
Preso dalla fame ho deciso di fare una piccola variazione sul tema, ho ridotto il numero di panini con i
salumi da due ad uno per lasciare posto ad un panino dolce con burro e marmellata di albicocche fatta in
casa. Accompagnando il primo panino con succo d'arancia ed il secondo con una tazzona di caffè bollente.
Mancava qualcosa per terminare in bellezza, lo jogurt che ormai adoravo, ho preso una ciotola gigante ed
un mix di cereali, ci ho messo un bel po' di frutta sciroppata ed ho ricoperto tutto con una colata di
fresco jogurt. Peccato non avere anche a Roma uno jogurt dal sapore così delicato, diventerebbe senza
dubbio la mia colazione preferita.
La gentilissima proprietaria ci avrà chiesto un centiaio di volte, mentre facevamo colazione se tutto
andava bene, con un magnifico sorriso continuava a ritornare per informarsi del nostro gradimento. Ha
più volte insistito di volerci preparare un uovo alla couque, ma per non esagerare ho rifiutato
considerando però l'idea una valida aggiunta alla scarsa dieta mattutina per i giorni seguenti.
La giornata sarebbe stata davvero piena di cose interessanti da vedere, gole, cascate e splendide
cittadine, più preoccupanti metri di dislivello distribuiti in otto chilometri che potrevano
rappresentare un vero problema per Simona, che ancora procedeva a piedi su ogni salita.
Se fossimo
costretti ad allungare i giorni di vancanza per un ritardo, finiremmo per sforare il budget previsto e
dovremmo rientrare prima a Roma.
Simona è alla finestra che asciuga il bucato con il phon, per forza di cose siamo stati costretti a
lavare mutande e calzini che ormai erano finite.
Ci toccherà stenderli sulla bici e sperare che un pò di
sole riesca ad asciugarli prima di sera.
Il bambino ha ripreso a girare sulla sua moto rumorosa e puzzolente qui di sotto, in pigiama e pantofole
scorazza nel viale facendo un frastuono tremendo.
Eravamo appena usciti dalla affittacamere, quando un primo timido raggio di sole si fece spazio fra la
nebbia per segnalarci che ci avrebbe fatto compagnia. Non faceva caldo e finalmente c'era il sole, una
giornata ideale per pedalare in tutta tranquillità considerando il fatto che ci trovassimo nei primi
giorni di agosto.
Il primo tratto di ciclabile proseguiva a ridosso della statale, con alcuni attraversamenti obbligatori
e tratti in cui le auto ti sfrecciavano di fianco a velocità incredibile.
Sotto il cavalcavia che
segnalava l'arrivo nella città di Land ci si ponevano due possibilità, continuare sul tratto di
ciclabile in discesa o arrampicarsi in salita per visitare la cittadina e riprendere la ciclabile subito
dopo. Senza neppure consultarci, avevamo già deciso, la salita sarebbe arrivata dopo e per ora era
meglio continuare ad godersi la discesa, saltando quel piccolo paesino che sulla guida era segnalato
come poco interessante.
La discesa non è durata poi tanto, un paio di chilometri, forse meno e sarebbe cominciata la salita, la
ciclabile deviava via dalla statale passando sotto sotto un piccolo ponticello, poi una curva ed ecco
davanti ai nostri occhi la famosa e ripida salita.
Non mi sembrava una salita proibitiva, andavo su con rapporti medi senza faticare troppo, Simona dietro
procedeva a piedi spingendo la bici, cosa che ci avrebbe fatto perdere un pò di tempo. Chissà in quei
momenti, quante parolacce e maledizioni silenziose mi sarò preso, soprattutto per il fatto che per me
quella salita non comportava nessun evidente affaticamento.
Ci volle un ora circa per raggiungere la cima della salita, faceva caldo ed avevamo cominciato a sudare,
rimpiangendo il freddo dei giorni precedenti che ci avrebbe fatto comodo in questo momento. Di sicuro la
guida si è sbagliata sul dislivello, saranno stati quasi 300 metri saliti rispetto al livello del fiume
che si vedeva scorrere dall'alto. Una distesa di prati verdi colorava il panorama, per la loro
compattezza ed uniformità sembravano quasi finti, stesi li apposta per stupire i turisti.
Alcune abitazioni in legno adorne di fiori freschi e colorati sbucavano ogni tanto negli immensi spazi vuoti,
segnalando la presenza umana. Il sole ora splendeva con tutta la sua forza sulla valle, le nebbie si
erano diradate e pochissime nuvole passeggiavano nel cielo azzurro per appollaiarsi sulle cime
montuose.
Era uno spettacolo incredibile, che mi lasciava senza parole ma pieno di gioia e meraviglia, se esisteva
ancora un posto simile al mondo, forse c'era speranza un giorno di fuggire dalla maledetta gabbia di
matti cittadina per ritrovare la pace.
Un piccolissima ed ultima salitina portava in cima al bacino artificiale della centrale idroelettrica,
segnalata come attrazione turistica sulla guida, ma in realtà niente altro che una grande piscina
semiviuota, sofferente dalla carenza estiva di piogge.
Il tratto succesivo di ciclabile è stato tutto in discesa, un lembo sottile di asfalto che curvava
dolcemente tra i verdi prati della valle, non lasciandomi molto tempo per fotografare, lasciavo che la
bici scendesse da sola e che il vento mi ripagasse del calore accumulato durante la salita. Il sole
giocava a nascondino dietro le nuvolette rimaste in cielo e si ritornava lentamente verso il fiume che
scorreva in basso alla valle. Al di la del fiume una cittadina ci aspettava, si trattava di
Swarzach.
La prima cosa che si nota entrando nella cittadina è un enorme supermercato, meta ideale per due
ciclisti affamati che scendevano dai monti.
Per cercare di variare l'alimentazione abbiamo deciso di prendere dal reparto delle scatolette, dei
tranci di pesce al sugo già pronti da mangiare, un contorno di carote e piselli della bonduelle che
costava meno di quanto li si paga nei supermercati italiani e dei panini con qualcosa di caldo al
bancone macelleria.
Mi ispirava un mega cordon-blue che feci mettere nel panino con l'aggiunta di
insalata russa, Simona invece sperimentò una specie di hamburger gigante, fatto con un misto di varie
carni e formaggi. Da bere prendemmo una birra grande, una limonata biologica, una busta di patatine
rotonde simili ai puff biologiche completamente insapore e due snack ak cioccolato.
Ogni singola cosa acquistata ci costò circa un euro, compresi i panini e la birra, non potevo crederci,
anche qui in Austria la vita costa meno che da noi, perfino la nutella di nostra produzione qui costa
meno.
In una panchina del centro semideserto della città ci sedemmo per banchettare. Il pesce in scatola era
favoloso, così gustoso che ne avrei mangiato volentieri un'altra scatoletta, era ricoperto di un
sughetto agrodolce con sentori di peperone, un sugo talmente saporito che lo riciclammo per insaporire i
due panini. Anche l'hamburger strano ed il cordon blue non erano da meno, ogni cosa austriaca sembrava
essere buona, tranne la pizza della sera a
Taxenbach.
Finiti i panini Simona aprimmo il contorno bonduelle, un tantino insapore rispetto a tutto il resto e poi le famose patatine
biologiche di crusca, una vera schifezza, sembrava di mangiare il cartone pressato. Per un pò mi sforzai di mangiarle provando
ad illudermi che non fossero poi così malvagie, ma dopo un pò finirono nel cestino a far compagnia al pattume.
Pedalando verso una nuova meta ci siamo resi conto di quanto fosse difficile andare in bici con la
pancia appena riempita, nonostante ci fosse il sole, facesse caldo e le salite fossero finite
definitivamente proprio non riuscivamo a ritrovare il ritmo giusto.
Ci si presentò presto l'occasione per una sosta, un cartello sulla destra del fiume ed un piccolo ponte
in legno indicavano la strada per le gole
Liechtensteinklamm, uno spettacolo unico della natura, molto
più impressionate di quello della cascata di
Krimml.
Su delle passerelle di legno aggrappate alla roccia, si risale il fiume attraverso le gole scavate dalla
forza del fiume.
Sono chilometri rocce scavate dalla forza dell'acqua, salti continui del fiume,
strettoie dove l'acqua accelera e si impenna per poi ricadere giù. Le passerelle di legno passano proprio sopra il
getto d'acqua, spesso lo attraversano da parte a parte per aggrapparsi alle rocce del
lato opposto. La luce filtra a malapena fra le alte gole di roccia, creando giochi di luce e penombre,
riflessi argentei e piogge scintillanti vengono giù dalla roccia passando sulle nostre e ricadendo
oltre la passerella. In alcuni punti è impossibile restare asciutti, tra gli spruzzi del fiume e l'acqua
che cade giù illuminata dai riflessi del sole sulla roccia, ma lo spettacolo è talmente unico da valere
da solo l'intera vacanza.
Difficilmente al mondo ho visto un posto così bello e affascinante, nemmeno se mi sforzo di scavare nel
passato mi torna in mente niente di lontanamente paragonabile, queste gole sono per me come le navi da
combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione ed i raggi B balenanti nel buio vicino alle
porte di Tannhauser per il cyborg di Blade Runner nella scena finale. E tutti questi momenti andranno
perduti nel tempo...
Dopo la visita alle gole niente avrebbe potuto più impressionarmi, mentre pedalavamo per raggiungere
Sankt Johann im Pongau, la mia mente ritornava alla roccia umida, i pontili in legno bagnati, i raggi di
sole filtranti attraverso le gole e la forza dell'acqua che negli anni era riuscita a creare uno
spettacolo che pur volendo nessun architetto sarebbe in grado di ricreare.
A Sankt Johann pare ci fosse una cattedrale gotica che valeva la pena visitare. Una folla di ragazzini
vestiti con i berretti e le maglie tutte uguali procedevano su di una ripida salita dentro la città, di
sicuro si trattava di una scolaresca in visita alla famosa cattedrale. Li seguimmo a fatica sotto il
sole fin dentro ad un centro commerciale dove scoprimmo erano diretti. Non male tutto sommato visto il
negozio enorme di articoli sportivi a prezzi stracciati che ci trovammo di fronte. Entrammo per comprare
un portaborracce da montare temporaneamente sulla bici ed uscimmo con una maglietta sportiva per Simona,
un k-way a mantella da bici, due manicotti della ergon che da noi avevo visto a 150€ e qui ne costavano
solo 29€ ed altre cosette sportive molto convenienti.
La cattedrale non era lontana, nascosta un paio di vie più sopra, esteticamente ricordava una piccola
Notre Dame, ma una volta entrati mi resi conto della enorme differenza. La struttura architettonica era
quella di un tempo, solo che era completamente stuccata e tinteggiata di bianco, una delusione enorme
per chi come noi è appassionato di chiese gotiche, romaniche e bizantine.
Anche in questo caso la mano barocca aveva interamente distrutto il fascino medievale della chiesa.
Non si trattava di un barocco eccessivo e pesante tipico di alcune chiese del
rinascimento, ne di quello quello delicato ed armonioso del Salento, ma di un barocco spoglio, molto
asettico che non riusciva minimamente a destare alcuni interesse.
Dopo Sankt Johann, non c'era niente di particolarmente interessante da visitare, quindi decidemmo di
proseguire per raggiungere
Bischofshofen dove decidemmo di pernottare. Si stava facendo tardi e per nessuna
ragione avremmo voluto rischiare un'altra serata con cena di fortuna.
Fu provvidenziale la decisione di fermarci e non andare avanti, perché nel piccolissimo paese non fù una
cosa semplice trovare casa. Le pensioni e gli alberghi volevano cifre troppo alte per il nostro budget,
ci avevano chiesto da 66€ ad 82€ per notte, cifra che non avremmo voluto ne potuto accettare.
Lasciai Simona fuori ad una villetta che esponeva il cartello
Private Zimmer, dove non c'era nessuno,
nel caso si fosse fatta viva la proprietaria e partì per una perlustrazione veloce di tutta la cittadina.
Pedalai per più di 40 minuti, ricoprendo ogni angolo e via della cittadina, correndo come un disperato con tutte le forze che mi
erano rimaste e guardando fuori da ogni casa o albergo.
Ritornai da Simona che mi aspettava scoraggiata e di umore nero.
Dovemmo decidere di accettare l'offerta di uno dei due alberghi per non trovarci a dover dormire in stazione come
barboni, avevamo per forza bisogno di una doccia ed un letto per riprenderci dalla stanchezza del
giorno.
Quando Simona mi disse che la camera a 66€ era l'ultima disponibile nell'albergo, risalì in bici e parti di corsa con
tutte le energie che mi erano rimaste per andare a prenotarla.
Purtroppo la proprietaria dell'albergo mi disse che la stanza era già stata presa da altri due ciclisti.
La guardai con uno sconforto tale negli occhi da avergli fatto proprio pena, al punto che richiamandomi dal vialetto,
mi guardo dolcemente negli occhi e mi disse che se proprio volevo aveva una stanza piccolina, senza bagno e doccia in camera
che poteva affittarci per 50€.
Si trattava proprio di quello che stavo cercando, una piccola stanza in cui poter dormire e la possibilità di fare la doccia
anche in un bagno comune. Le dissi che la prendevo e tornai indietro a dare la felice notizia a Simona.
Ci mettemmo una frazione di secondo a posare le bici, fare la doccia e ritrovarci sotto l'albergo pronti per cercare un posto dove cenare.
La lezione delle sere precedenti ci aveva insegnato di sicuro qualcosa.
Un ristorante molto carino, sito di fronte al nostro albergo faceva al caso nostro, ci sedemmo in un tavolo
all'interno cominciando ad ordinare l'impossibile.
Prendemmo una zuppa di brodo con due polpette fritte fatte di pane, formaggio e cipolla, una zuppa di goulash con due canerderli,
un misto alla brace rivelatosi poi esagerato nella porzione e per finire una patata gigante ricoperta da pollo e salsa di yogurt.
Tutto questo più tre immancabili birre, di cui una
Waizen di cui ho finalmente imparato la pronuncia.
Mi sentivo quasi di scoppiare quando Simona mi stupi con una richiesta assurda, voleva il dolce.
Non sarei stato certo io ad impedirgli di prenderlo, il nostro budget giornaliero era limitato, ma includeva comunque laute cene al ristorante la serra.
Chiamammo il cameriere che preso dal panico per le nostre richieste in italiano misto ad inglese, scappo come sempre in cucina a chiedere aiuto.
Un ragazzo alto e biondo che somigliava a Patrick del grande fratello, con un sorriso da ubriaco stampato sul volto, si avvicino al nostro
tavolo e ci aiuto a scegliere il dolce,
Parlava bene l'inglese ed era molto simpatico e socievole, non faceva parte del ristorante, infatti dopo averci suggerito un dolce tipico di
quella zona, ritornò al tavolo degli amici per l'ennesimo bicchiere di vino bianco.
Il dolce di cui non abbiamo capito il nome era una specie di crema pasticcera mista ad uovo, fritta e spezzettata con sopra la marmellata ed
un velo di zucchero. Il suo profumo mi costrinse ad assaggiarlo, nonostante fossi pieno come un uovo, non riuscivo a smettere di mangiare
quei morbidi pezzi cremosi con il retrogusto di mela.
Sia io che Simona ne mangiammo fino a scoppiare, dovendo alla fine arrenderci a lasciarne una grande quantità nel piatto.
Peccato, in un altro momento quel dolce tanto buono, quanto pesante, non sarebbe andato sprecato.
Ringraziammo Patrick per la scelta del dolce e pagammo felici un conto davvero onesto.
Solo dopo molti viaggi in Austria abbiamo capito il nome di quel dolce, il
Kaiserschmarren, delle frittelle di uovo simili a pancake
tagliate a striscioline e zuccherate, servite con salsa di mele ed uvetta o mirtilli rossi. Dolce che prende il nome dall'imperatore austriaco
Franz Joseph I, che ne andava ghiotto.
E' davvero emozionante stare in un posto con usanze completamente diverse dalle proprie. Provare con difficolta
a comunicare in una lingua sconosciuta, parlare con la gente per farsi raccontare qualcosa delle loro vite e della loro cultura,
restare ad osservarne i comportamenti, mangiare sempre e solo i cibi tipici del luogo.
Il modo migliore che conosco per comprendere un luogo e goderne pienamente, sentendosi seppur limitatamente di farne parte per qualche tempo.
Il sonno e la stanchezza si impossessano di me e del mio corpo, lentamente mi sto addormentando e la
penna finisce per cascarmi di mano mentre provo a concludere il racconto della giornata appena passata,
di sicuro domani saprò fare di meglio, ora è troppo, veramente troppo tardi...