Ieri è stato il nostro ultimo giorno a Salisburgo.
La mattina dopo la solita colazione abbondante abbiamo pedalato per l'ultima volta lungo le tranquille
ciclabili cittadine fino al centro. Dovevamo abbandonare le bici che ci avevano accompagnato per tutto
il viaggio.
Il ragazzo delle bici stranamente non ci ha chiesto la differenza per i due giorni aggiuntivi di
noleggio, dicendoci che per lui poteva andare bene così.
Allontanandomi dedicavo un ultimo sguardo alla bici che in tutti quei giorni avevo imparato a conoscere
ed apprezzare, quella bici che sentivo ormai un po' mia sarebbe finita in balia di chissà quali
ciclisti.
Questa cosa mi lasciava dentro un senso di tristezza, perchè in qualche modo quel gesto rappresentava la
fine della nostra vacanza ed il ritorno a Roma.
Una volta che hai visto una nazione come l'Austria, difficilmente ti viene la voglia di ritornare in
Italia, che seppure per arte e storia non ha eguali al mondo, soffre di una carenza organizzativa,
sociale e paesaggistica, rendendo la vita davvero difficile e stressante.
Qui in Austria la gente saluta anche gli sconosciuti ed è cordiale, un sorriso non viene mai negato a
nessuno, qui le montagne sono verdi, di un verde così bello ed intenso da sembrare quasi dipinto, qui
non c'è traffico e tutti girano in bicicletta, ci sono infinite ciclabili e pedoni o ciclisti hanno
sempre la precedenza su tutti i mezzi di trasporto a motore.
Le automobili si fermano per dare la precedenza ai ciclisti, e si arrabbiano se non hai intenzione di
sfruttarla, le strade sono pulite e nessuno si sognerebbe mai di gettare per terra una carta.
La giorntata di visite turistiche prevedeva la visita alle residenze, gli appartamenti sfarzosi
imperiali, che tanto per farci una gradita sorpresa erano chiuse per tutto il periodo del festival.
Restava libero l'ìngresso alla galleria di arte antica e contemporanea al piano superiore, che decidemmo
di visitare.
La galleria si è rivelata noiosa e priva di opere che potessero destare il minimo interesse. L'unica
cosa che mi incuriosiva parecchio è stata la proiezione in alcune zone della galleria dedicate all'arte
contemporanea di video girati da artisti emergenti.
Su dei televisori da 30 pollici o meno collegati a lettori dvd, giravano delle sequenze di scatti, che
ritraevano un gruppo di ragazzi che facevano le smorfie , si tuffavano nel lago o assumenvono delle pose
strane ed innaturali.
Una cosa talmente banale, stupida e priva di ogni senso artistico da lasciarmi basito ed indispettito,
se quella per gli austriaci era una forma d'arte, allora mi sarei potuto trasferire in Austria e
diventare un artista.
Se fossi stato il gestore di quella galleria non avrei mai trasmesso un simile scempio in un luogo così
rinomato per i salisburghesi.
Una simile delusione la si prova visitando la casa natale di Mozart, non ci sono arredi ne oggetti di
particolare interesse. Una quantità innumerevole di turisti si aggirano tra le stanze presi
dall'osservare ciocche di capelli appartenute a Mozart ed i suoi familiari. Ci sono un baio di bottoni,
qualche libro una spilla e tanti altri oggetti inutili, non esiste un audioguida e le targhe espicative
sono tutte in tedesco ed inglese, con qualche piccola imbarazzante frase in italiano che di tanto in
tanto spunta in mezzo alle altre.
Siamo scappati via da quel luogo affollato per disperazione, per
il gran caldo e lo scarso interesse che sapeva destar.
La sosta per il pranzo è stata come sempre soddisfacente, un bel panino con pesce marinato e fritto da
nordsea ed una sfilza di wurstel e patatine presso un carrettino ambulante, due belle birre e tanto
sonno. Quasi non riuscivo più a stare sveglio dal sonno, dovevamo trovare un posto per riposare, che non
fosse la nostra camera troppo lontana dal centro.
Tra i giardini Mirabel, con i loro mille fiori colorati, i giochi d'acqua ed i viali alberati, ci siamo
trovati una panchina libera dove mi sono steso con la testa sulle gambe di Simona. Ricordo di essermi sforzato per trovare una posizione comoda e poi niente altro.
Simona mi chiamava da un mondo lontano, io nel buio più totale cercavo di trovare la strada per raggiungerla, con un certo sforzo aprì gli occhi sulla realtà, erano passati 40 minuti sul mondo ma quello che percepivo era soltanto di aver chiuso gli occhi per un istante.
L'unica cosa interessante vista in giornata era stato il museo del duomo e forse lo stesso duomo
barocco. Niente di eccezionale per chi come me adora lo stile romanico, il gotico e quello bizantino ma
comunque imponente e pieno di affreschi del Mascagni.
Il museo interno del duomo è invece un interessante viaggioo attraverso le opere religiose antiche e
moderne con una buona audioguida che da un'interessante collocazione delle stesse nel contesto storico e religioso.
La croce d'oro massiccio con incastonati centinaia di pietre preziose, diamanti, rubini, smeraldi,
zirconi ametiste e chissà quanti altri tipi di pietre preziose mi ha lasciato dentro una strana
riflessione, con il valore di quell'unico oggetto avrei potuto vivere di rendita e girare il mondo
intero per tutto il resto della mia vita. Un unico oggetto che valeva quanto un'intera vita lasciato li
inutilizzato. Con una minima parte di quei soldi avrei potuto comprare una palazzina ad Innsbruck,
affuttare le camere ai turisti e viaggiatori per pochi soldi, chiedendo in cambio storie di vita,
sorrisi e il permesso di scattare qualche fotografia. Ma la storia aveva voluto che quella ricchezza
fosse li inutilizzata mentre in migliaia di altri luoghi persone muiono di fame perchè non sono in grado
di comprarsi nemmeno il riso per la sopravvivenza.
Il duomo, distrutto in parte da una bomba nella seconda guerra mondiale è stato ricostruito negli anni
successivi con i soldi delle offerte. C'era una mostra fotografica molto bella dedicata a questa
ricostruzione che faceva parte dello stesso museo. Nelle fotografie è interessante osservare gli uomini
lavorare su altissimi ponteggi costruiti in legno, che sembrano davvero poco sicuri per chi come noi è
abituato alle gabbie metalliche moderne.
Il pomeriggio prima del riposino, non era rimasto molto da vedere di Salisburgo, Saltando La visita di
Helpburn con i suoi giochi d'acqua per non doversi spostare fuori città, abbiamo deciso di fare un salto alle catacombe.
Una scalinata a ridosso della roccia porta in una cappella vuota dando una vista panoramica di un lato della città.
Dopo il riposo pomeridiano, il museo dei giocattoli ci ha portato indietro nel tempo, con i suoi
orsacchiotti di pelouche, le case delle bambole, la prima versione del meccano, un'enorme esposizione di
modellini dei treni, i giocattoli in legno, le barbie e tantissimi altri giochi della nostra infanzia, e
di quella dei nostri genitori.
Anche i miei avrebbero apprezzato tanto un museo così pieno di
ricordi.
Il terzo piano del museo è tutto dedicato ad un personaggio delle fiabe e libri per bambini austriaci.
Un certo pierino porcospino, questo il nome italiano secondo la traduzione, che dal video proiettato
nella sala multimediale sembra essere una specie di gianburrasca. Il suo aspetto è bizzarro, ricorda
vagamente Edward mani di forbice, con la sua enorme capigliatura di paglia e le mani con le unghia
lunghissime che somigliano a rami sottili.
Era tardo pomeriggio quando ho tentato di portare Simna al ristorante dei monaci cappuccini, solo che
dopo 1 chilometro di strade in salite nel bosco e scalinate, ad 800m dalla meta, siamo ridiscesi per nn
incorrere in discussioni inutili sulla fatica che avrebbe richiesto il raggiungimento del ristorante in
cima alla montagna.
Si avvicinava la sera ed il cielo cominciava a tingersi di rosa e lilla, camminavamo lungo la riva
sinistra del fiume salzach osservando le costose bancarelle che cominciavano a chiudere. Non è insolito
a Salisburgo che verso le 19:00 le bancarelle comincino a smontare tutto e chiudere, ne per i negozi
chiudere alle 18:00 e le cucine dei ristoranti alle 21:00. Una città che brulica di gente fino a notte
inoltrata, si spegne lentamente con il tramonto, lasciando posto alla notte buia.
Solo alcuni bar o piccoli pub restano aperti servendo da bere ai clienti che si ritrovanoper fare
quattro chiacchiere serali.
Avevamo calcolato l'orario dell'ultimo autobus valido che ci avrebbe riportato in camera, c'era tutto il
tempo necessario per passare con calma all'Augustiner Brau per la cena e qualche ottima birra.
Varcata la soglia del locale un odore di arrosti e frittura stimolava il mio senso di fame, spingendomi
in uno stato di zombie alla ricerca del cibo.
Abbiamo aperto le danze con una patata al cartoccio con salsa di jogurt, mezzo pollo arrosto a testa e
due bei boccali di birra da mezzo litro.
Il pollo era ben cotto, rosolato su di una griglia a legna, la pelle gustosissima osparsa di spezie e
l'interno tenero e succoso. La carne si staccava dall'osso facilmente svelando la provenienza del pollo
dagli allevamenti ma con una cottura magistrale, anche il pollo di allevamnto diventa un ottimo
piatto.
Se avessi adesso uno di quei boccaloni di birra da mezzo litro potrei berlo in un solo sorso, cosa che
non si distacca troppo dai cinque minuti che ci sono voluti perche nel boccale non restasse nemmeno più
una goccia e nei piatti soltanto le ossa del pollo.
Osservavo Simona e leggevo nei suoi occhi lo
stesso senso di insoddisfazione che sentivo dentro di me. Avevamo ancora fame e voglia di qualcosa di
buono.
L'idea era di prendere uno stinco di maiale, chiedendo un aiuto a Simona per finirlo. Passando invece
davanti il negozio del pesce, mi accorsi che aveva dei pesci interi impalati con uno grosso stecco di
legno che li attraversava dalla bocca fino alla coda che si cuocevano tra le fiamme della brace.
Quella cosa mi faceva tornare in mente alcuni cartoni animati, quando intorno ad un fuoco cuocevano i
pesci infilati su di un ramoscello per poi mangiarli, ricordo che mi convinse a prendere uno di quei
pesci.
Per me che non capisco una parola di tedesco è stato davvero difficile comprendere di che tipo di pesci
si trattasse. Il venditore capiva l'inglese ma non conosceva i termini che servivano ad indicare quelle
specie di pesci o probabilmente, ero io a non comprendere le cose che mi diceva.
Decisi di togliere me e lui dall'imbarazzo dicendogli che per me non aveva alcuna importanza, era lo
stesso sia che mi desse un tipo o l'altro di pesce, ma la situazione non mi parve migliorare.
Capì perfettamente dalla sua espressioen e dalle sue chiare parole in inglese che ci trovavamo in un
vicolo ciecho. Non è affatto lo stesso, mi disse, e rimase in attesa della mia mossa successiva.
Mi venne allora un'idea geniale e risolutiva, lasciare che fosse lui a decidere per me domandandogli
quale fosse secondo lui il più buono.
La gente in fila dietro di me osservava divertita la scena ed interveniva nel dialogo cercando di
aiutare sia me che il venditore a risolvere la diatriba.
L'uomo del pesce alla griglia mi guardò intensamente e disse, io non saprei scegliere, sono buoni
entrambi togliendosi da ogni imbarazzo e dandomi scacco matto.
Toccava a me scegliere tra due pesci che una volta abbrustoliti sembravano perfettamente identici.
Chiesi allora se mi sapeva dire le differenze tra i due pesci e finalmente mi si aprì uno spiraglio di
luce, uno veniva dal mare e l'altro dal lago. Considerando l'immensa varietà delle specie marine ed i
pochi pesci di lago che conoscevo e somigliavano a quello li impalato ed abbrustolito a dovere, decisi
di prendere quello di lago.
Poco meno di 10€ per un intero pesce arrostito di circa un chilo.
Addentai subito la salatissima e
gustosa corazza abbrustolita che ricopriva il pesce, fino alla sua tenera carne color salmone che mi
fecero riconoscere subito la specie di cui si trattava. Un buonissima trota salmonata, così buona che
riesco a sentirne ancora adesso il sapore.
Pochi minuti e di quel pesce non restò che lo stecco di legno e la lisca ripulita fino all'ultima
spina.
Erano le 22:40, quando l'autobus spaccando il minuto ci riporto in pochissimo tempo verso la nostra
camera. Mi era passata la voglia di scerzare e di ridere perchè quella notte sarebbe stata la nostra
ultima notte della città del sale, l'ultima notte prima della fine del nostro viaggio ed il ritorno a
casa.