Stamane ero già sveglio prima ancora che il sole facesse capolino all'orizzonte, la luce diffusa da dietro le montagne verdi virava
lentamente dal rosa all'azzurro pieno, ansioso aspettavo la sveglia, era il mio compleanno ed il nostro secondo giorno in questa
deliziosa cittadina del sale.
Un abbondante colazione sul modello di tutte quelle precedenti ci ha dato la forza per affrontare la lunga giornata, dopo il trasloco
dei bagnagli verso l'altra casa, ci siamo diretti in centro per posare le bici da qualche parte e prendere l'autobus in direzione
Baviera per raggiungere il museo
Freilichtmuseum.
Il museo Freilichtmuseum, fondato nel 1962, espone su di una superficie di 60 ettari, circa 100 cascine ed edifici rurali storici
provenienti da tutta l'Austria.
E' un viaggio nella storia dell'Austria, per conservare il patrimonio della cultura rurale relativo ai secoli precedenti.
Rappresenta un importante punto di interesse culturale per l'Austria ed è stato scelto dall'Unesco come museo di qualità.
La visita al museo si è rivelata un ottimo set fotografico che mi ha permesso di fare un centinaio di scatti. Ogni stanza finemente
ricostruita ci riportava indietro nel tempo per mostrarci come vivevano, lavoravano i campi, coltivavano l'orto o si dedicavano ai
lavori artigianali gli abitanti dei villaggi Austriaci.
Le case provenienti da zone differenti dell'Austria sono state abilmente ricostruite e sistemate per zone in modo da poter evidenziare
le differenze cultura in base alla provenienza. Dapprima abbiamo visitato gli edifici in stile pannonico del Burgenland, poi le
particolari ìRauchstubenh‰userì delle alpi con il loro focolari a centro stanza che non necessitavano di canna fumaria per
l'espulsione dei fumi che avveniva attraverso fessure del tetto.
C'erano poi le costruzioni in pietra tipiche della valle del Danubio, le casine Salisburghesi e Tirolesi e le fattorie di montagna
del
Bregenzer Wald a ovest dell'Austria.
Entrando negli edifici ci si accorge che tutto è stato riposizionato con cura tanto da dare l'impressione che il luogo non sia mai
stato abbandonato ma continui a vivere nel nostro presente.
Si inizia la visita da alcune abitazioni rudimentali, rozze con pochissimi comfort per passare in quelle in muratura dove si possono
notare i primi impianti elettrici.
In una piccola casa c'è un museo con i primi modelli di lavatrice, ci sono ferri da stiro e tante altri piccoli elettrodomestici che
sono diventati fondamentali nella nostra vita moderna.
Ogni stanza con la luce soffusa che filtrava dalle finestre era perfetta per essere fotografata, così che Simona doveva quasi trascinarmi
per proseguire nelle visita di tutto il museo.
Tutta la mattinata non era bastata per visitare il museo, non eravamo nemmeno a metà delle case, e la fame si faceva sentire obbligandoci
a sostare nel bar trattoria che allestito al centro del museo.
Un menù completamente in Austriaco scritto su di una lavagna, ci mise in una situazione di evidente imbarazzo, nessuno parlava italiano
e non sapevamo come fare a scegliere qualcosa da mangiare. L'unica idea che ci venne era quella pietanza nel cui nome compariva incastrata
tra le altre lettere la parola
"Tiroles". Tutto sommato un colpo di fortuna che ci porto a gustare un piatto tipico tirolese, un soffritto
di piccoli pezzi di manzo e patate ricoperti da un uovo al tegamino. Un piatto davvero gustoso, accompagnato da un brezel salato ed una
coca cola che ci facemmo bastare in due.
La seconda parte del giro fu affrettata e superficiale, eravamo stanchi di camminare, salire scale e visitare case che molto spesso si
assomigliavano troppo per mobilio e conformazione. Nessuno credo possa mantenere un livello di attenzione per così tanto tempo, nemmeno
se si visita una cosa meravigliosa. Simona continuava a chiedermi di affrettarci nella visita per paura di non
arrivare in tempo a prendere l'autobus.
Quando arrivammo sulla banchina dell'autobus il sole era alto e forte in cielo, non disegnava ombre in nessun
tratto del grigio asfalto, nemmeno la pensilina dava riparo. Sembrava di stare in pieno giorno su di una spiaggia
senza ombrelloni, dove l'unica alternativa possibile è lasciarsi rosolare dal sole.
Ci accorgemmo dell'errore troppo tardi, Simona aveva sbagliato a controllare l'orario dell'autobus, non potevamo
rientrare al museo ne trovare un posto all'ombra, ci toccava aspettare 40 minuti sotto il sole cocente.
L'attesa dell'autobus è stata snervante. Sotto la pensilina, in netto anticipo sull'orario dell'autobus ce ne stavamo
stravaccati al sole, sperando che l'autobus magicamente si palesasse in anticipo sull'orario, cosa impossibile data
l'estrema puntualità dei mezzi pubblici in Austria.
Per ammazzare il tempo in maniera costruttiva non mi restava che approfittarne e continuare a scrivere il racconto del viaggio,
così da distrarmi dallo stato di sofferenza fisica provocato dal gran caldo e la stanchezza accumulata nella visita dell'immenso museo.
Ho dormito per tutto il viaggio di ritorno verso Salisburgo, almeno fino a quando non siamo entrati in città.
Per tornare verso il fiume, mentre attraversavamo i giardini mirabel, ci trovammo davanti uno spettacolo unico,
un gruppo di bambini con tanto di spartiti incantavano i passanti con delle melodie
classiche. Ognuno suonava magistralmente il suo strumento, viola, violoncello, violino e chitarra non sembravano per niente
ingombranti tra quelle giovani mani.
Restammo incantati dalla bravura di quei bambini prodigio, tanto da rimanere ad ascoltare parte dell'esibizione finale che prevedeva
l'inserimento dei genitori nel gruppo.
Per festeggiare il mio trentaquattresimo compleanno avevamo deciso di andare all'
Hotel Sacher, unico posto dove si conserva la
ricetta originale per la realizzazione della torta famosa in tutto il mondo.
Non mi pesava dover festeggiare da solo con Simona, per chi nasce in agosto è normale festeggiare i propri compleanni con pochi intimi, tanto
che si finisce per abituarsi a non ricevere tanti auguri ne regali. Un nuovo anno si frapponeva tra me e quelli della giovinezza spostandomi
sempre più verso la mezza età.
Non importava più di tanto, non avrei potuto fare niente per fermare il tempo ma avrei fatto il possibile per godermi quei giorni magici
in una nazione che sempre più adoravo e con la mia compagna che mi aveva seguito in questa magnifica avventura.
L'Hotel Saker si trova proprio a ridosso del fiume, all'altezza del ponte pedonale, parcheggiamo le bici proprio di fronte al negozio
di torte Sacker ma per sederci e mangiare la torta al tavolo, dovevamo entrare dall'altro lato dell'edificio, nel Sacher cafè.
L'ambiente era lussuoso e sobrio, i camerieri con il panciotto si affrettavano nella sala, tutto era rosso, tavoli, parati, tende e
parati, sembrava di essere in un teatro. Ci sedemmo ad un piccolo tavolo tondo ed ordinammo le nostre fette di torta saker, il the ed
un cappuccino alla cameriera vestita da pinguino. La torta, servita insieme ad un morbido e bianchissimo ciuffo di panna era buonissima,
di una delicatezza unica. Non mi era mai capitato di provare una torta simile prima di allora, per quanto io non sia un patito di dolci
mi rendevo conto di trovarmi davanti ad un vero capolavoro della pasticceria. Il sapore del cioccolato era così delicato da sembrare
appena accennato, ed il retrogusto d marmellata stuzzicava la successiva forchettata. Infilavo la forchetta lentamente nella crosta di
cioccolata, spaccandola e affondando nella parte più tenera del dolce, portandone via dei pezzi molto piccoli. Avrei potuto mangiare una
torta intera se non mi fosse costata uno sproposito e non volevo che quell'unica fetta finisse troppo in fretta. Alternavo un sorso di thè,
rigorosamente amaro, per sciacquarmi la bocca e prepararla ad un nuovo approccio con quel gusto incredibile, fino a che nel piatto non
restarono nemmeno le briciole. Pagammo 18€ per due fette di torte, un thè ed un cappuccino, ma di sicuro ne era valsa la pena per
festeggiare un giorno speciale quale il mio compleanno.
Erano quasi le 18:00, volevamo prendere il battello sul fiume prima dell'ultima corsa serale, raggiungemmo la biglietteria che ci diede
i biglietti gratuiti per la corsa successiva.
Il battello chiuso di vetro, partì risalendo lentamente il corso del fiume, mentre una voce in tedesco e poi in inglese dava
incomprensibili informazioni sulla città. Un viaggio talmente noioso ed insignificante data la posizione troppo bassa del fiume rispetto
alla città che per 40 minuti ha messo alla prova la mia capacità di resistenza al sonno.
Per chiudere in bellezza il giro, il pilota
ha pensato di fare dei girotondi a tempo di Waltzer prima di attraccare sul molo nel punto di partenza.
Per fortuna quell'inutile giro era finito, ci restava ancora il tempo per incastrare un ultima visita turistica alla
Casa di Mozart.
Nella casa non è rimasto nemmeno un mobile di proprietà della famiglia Mozart, ma tra gli ampi saloni un'ottima audioguida descrive
accuratamente gli oggetti messi in mostra, ricollocandoli in un racconto temporale della vita della famiglia mozart. Dopo ogni descrizione,
una pausa musicale con gli estratti delle più importanti composizioni di Mozart, associate al periodo di cui l'audioguida sta raccontando,
danno la sensazione di trovarsi per un attimo insieme al giovane autore, nel momento in cui si sta esibendo per gli ospiti.
Terminato il giro nel solito bookshop ci si perde negli oggetti di marketing più svariati, ci sono borse con il volto di Mozart,
matite, gomme, caramelle, libri, ci sono portapenne, bicchieri, bottiglie. E' un ostentare il volto di Mozart su qualsiasi genere di
oggetto, che ci incuriosisce ma non stuzzica la voglia di acquisto se due ottime ottime palle di Mozart, sempre presenti in qualsiasi
bookshop o negozio di Salisburgo.
Per trovare un posto nuovo in cui cenare ci è voluto un bel po' di tempo, abbiamo girato tra troppi ristoranti del centro dall'aspetto
e la frequentazione troppo turistica, fino a che non abbiamo trovato un pub dall'aspetto rude con un menù semitradotto in italiano
che sembrava interessante.
Abbiamo ordinato un meraviglioso goulash di manzo servito con canederlo a fette da usare come pane, una cotoletta viennese con patate
bollite, dell'insalata, un po' di pane e tre gustose birre al frumento.
Per smaltire un po' la cena e le birre che allegramente
circolavano nel mio sangue abbiamo deciso di fare una passeggiata in piazza.
Sul maxischermo del festival il maestro muti dirigeva degli abili interpreti nella messa in scena del Don Giovanni. Un opera che ne io
ne Simona conosciamo bene e che per questo abbiamo preferito abbandonare dopo pochi minuti di ascolto. Avevamo da sfruttare un ingresso
per l'ascensore che porta alle terrazza del museo di scienze naturali, non volevamo visitare il museo che di sera è chiuso, ma almeno
goderci il panorama notturno da un punto panoramico sulla città.
Prendemmo la prima delle tre moderne ascensori che apri le porte. Appena premuto il tasto un accelerazione tremenda mi fece salire
lo stomaco in gola, poi lentamente l'ascensore freno ed aprì le porte sulla terrazza del museo.
Nonostante il museo fosse chiuso, c'erano molte persone in terrazza, alcune affacciate a guardare il panorama, altre impegnate a
scattarsi foto ricordo del luogo e tantissime altre sedute ai tavolini del lounge bar all'aperto che sorge proprio sopra la terrazza.
Per un po' restammo anche noi a guardare le luci che illuminavano la città, rendendola ancora più magica, poi dopo aver fatto delle
foto di rito decidemmo di rincasare.