Siamo arrivati allo
Stansted Airport alle 12:30 nell'ora locale, rispetto all'Italia c'è da spostare le lancette dell'orologio di un'ora indietro.
Il volo è stato relativamente tranquillo, per quanto uno come me che ha il terrore di volare, possa considerare tranquillo un qualsiasi tipo di volo.
Il brutto tempo ci si è presentando non appena ci siamo avvicinati alle coste della Gran Bretagna, il cielo ha perso tutto il suo azzurro ed abbiamo
cominciato a volare su una coltre fitta di nuvole bianche e grigie.
Ovviamente per salutarci degnamente non è mancato un bel po' di vento che ha causato una fastidiosa turbolenza, perdurata soprattutto durante tutta
la fase di discesa verso Londra fino al momento in cui il gigante di ferro alato non ha poggiato le sue gomme sull'asfalto della pista.
Con una violenta e molesta frenata si è bruscamente adattato ad una dolce velocità di passeggio per portarci con grazia fino al nostro gate di sbarco.
Il Regno Unito ci ha subito accolto con il suo cielo tipico, nuvole grigie minacciose ed una pioggerellina insistente e fastidiosa capace di elevare
il livello di umidità nell'aria a dei picchi davvero incredibili.
L'aeroporto di Stansted, non è proprio ben collegato come quello più centrale di
Heathrow, dal quale bastava prendere la metropolitana per arrivare in centro.
Non offre soluzioni economiche e rapide, c'è un treno che per la sola andata costa 50 sterline a persona, oppure un autobus che andata e ritorno
costa 52€ a persona. Ci è sembrata la soluzione più economica ed accettabile ed abbiamo decidiamo di prendere il biglietto della linea
A8 per
London Whitechapel.
L'autostrada era bloccata e si procedeva a rilento, ho rimpianto le corsie dedicate ai bus che avevano in Corea del sud. Dal finestrino si vedevano
solo verdi foreste e fiumi di auto in coda. Sulla nostra sinistra proprio di fianco all'autobus c'era uno strano pickup tutto modificato,
con le sospensioni ribassata, le gomme enormi e le cromature argentee che suonava il clacson divertito, emettendo il motivetto della canzone per bambini
Baby shark.
Ho approfittato del lungo tragitto di 1 ora per osservare come guidavano le auto a sinistra, dovevo cercare di abituarmi all'idea, perché da li a
pochi giorni avrei dovuto prendere in affitto un automobile inglese e guidare per alcuni giorni lungo le strade della scozia.
Arrivati in stazione, avevamo un gran fame, ma non sapevamo dove fermarci, così abbiamo scelto la catena di fast food
Pret a mange.
Avevamo letto che si trattava di posti dove rimediare cibo pronto senza spendere molto. Un roll con polpette ed un sandwich ci sono costati 12
sterline ed aggiungendo poi una banana ed un caffè, abbiamo subito compreso che il concetto di economico qui a Londra è ben diverso da quello che può immaginare un italiano.
La sensazione che si prova attraversando le strade di Londra è di una totale multi-etnia e di un deciso sovraffollamento, c'era gente che si
spostava rapidamente in ogni direzione, senza quasi mai fermarsi, dando la sensazione di avere una fretta e dei ritmi di vita incalzanti che non ti lasciano lo spazio per fermarti nemmeno un secondo a pensare.
A
Camden town il vento ci tagliava la faccia per quanto era forte, stupiti e stanchi del viaggio abbiamo provato ad infilarci
nella linea della metropolitana
Northern line, ma la gente era talmente tanta che gli ingressi erano stati contingentati e ci hanno costretto ad una lunga attesa.
Quando finalmente ci hanno permesso di entrare abbiamo seguito il flusso della gente che formava una specie di fiume dal quale era impossibile
uscire. Ci ha guidato lentamente attraverso una larghissima scala a chiocciola che si inoltrava nel sottosuolo per una serie interminabile di gradini.
Sul fondo della scala il fiume si p diviso ed ognuno ha seguito le diramazioni in piccoli cunicoli verso la propria direzione.
Il caldo sulla banchina e poi nella metropolitana era davvero incredibile, eravamo passati dal vento gelido ad un afa che ti toglieva perfino
la capacità di respirare. Per fortuna non abbiamo dovuto restare dentro per molte fermate, perché quasi subito è stata annunciata la
fermata
Hampstead dove ci aspettava il nostro b&b
La gaffe e dove siamo scesi.
Hampstead ci è apparso da subito come un quartiere molto tranquillo, per strada ci sono pochissime persone, non ci sono palazzoni
enormi e le strade sono ampie e poco trafficate. Le case sono tutte basse, spesso ricoperte dei tipici mattoncini rossi ed ornate da piante dai fiori colorati.
Ci sembrava di aver trovato una dimensione umana ed accettabile lontana da quella caotica che ci offerto poco prima la città.
La famiglia che gestiva il b&b
La Gaffè era italiana, il ragazzo che ci ha accolto parlava bene la nostra lingua ed era gentilissimo.
La stanza che si trovava proprio dietro il ristorante era piccola ma pulita, c'era un letto matrimoniale ed un piccolo spazio per un tavolino,
poi una porticina da cui si accedeva ad un piccolo bagno. Per noi che siamo abituati alle dimensioni delle stanze in giappone ci sembrava perfetta.
Affacciando poi sul lato interno della strada su una sorta di parcheggio, era comunque anche molto silenziosa e non si percepiva nemmeno il fatto
che si trovasse allo stesso livello della strada.
Per non schiantarci sul letto a riposare, ci siamo imposti di uscire subito per una passeggiata. Abbiamo ammirato l'architettura del quartiere,
le case tutte basse, i mattoncini Rossi, i giardini sul davanti, le ciminiere dei camini fanno capolino sui tetti a punta e gli alberi secolari
che spuntano improvvisamente nelle stradine tra i palazzi e che adornano intere piazzette.
Abbiamo deciso di farci tentare da una di queste backery eleganti che si incontrano lungo le stradine laterali, prendendo un unico
e solo
canelet senza accompagnarlo con del tè o una qualsiasi bevanda, pagandolo la modica cifra di 5,6€.
Considerando che non era tanto buono e che era decisamente troppo dolce non è stato un vero affare decidere di fermarci.
Per giustificare la spesa, abbiamo deciso di consumarlo comunque stando seduti al tavolino fuori dalla backery. Per una simile cifra,
ci spettavano almeno un paio di sedie e 10 minuti di riposo.
A Simona non stava bene la calma del piccolo quartiere periferico ed ha insistito per andare a fare un giro in centro.
Abbiamo ripreso la metropolitana decidendo di usare come pagamento sempre e solo il tap and go della carta di credito, in questo modo
oltre a tenere sotto controllo le spese finali del trasporto,
potevamo sfruttare il massimale giornaliero oltre il quale non vengono più addebitate le spese di trasporto.
Tutte le vecchie linee di metropolitana non sono dotate di aria condizionata e sono molte ad essere vecchie. Per questo prendere la metropolitana
in estate è come fare la stessa esperienza di una spa. Puoi fare una sauna o bagno turco e poi uscire fuori e farti asciugare dal vento freddo
e ripetere questa esperienza tutte le volte che vuoi.
Anche il centro cittadino era bellissimo, da
Buckingham Palace con lo sfarzo e gli ori luccicanti dei cancelli fino ad arrivare
al magnifico
Big bang, è stato un susseguirsi di architetture vittoriane che si fondono stranamente ad architettura
estremamente moderne. Un connubio che si trova spesso nelle città metropolitane.
Arrivati sotto il
London eye, quella mega ruota panoramica dal quale è possibile vedere gran parte della Londra lungo il Tamigi
c'era una vera fiera delle bancarelle da street food. Ci abbiamo trovato qualsiasi tipo di cibo ed i prezzi non erano proibitivi.
Per quanto utilizzare il qualsiasi a Londra sia forse eccessivo, dato che può annoverarsi tra poche decine di tipologie, il fish and chip, gli hamburger,
gli hot dog, qualche churros e pochissimi altri tipi di cibo da strada, tra cui una buona scelta di birre servite in bicchieri di plastica.
Per non farci mancare niente nel nostro primo giro di scoperta della città, siamo andati a
Covent garden, forse in cerca di cibo un po' più particolare.
Li perfino gli artisti di strada avevano una sorta di pos con i quali si facevano pagare le offerte dal pubblico passante.
Pareva che nessuno volesse maneggiare la sporca moneta contante, tipica ormai di società retrograde quali l'Italia, dove è tanto amata dagli evasori
fiscali e da chi ha denaro nero da spendere.
I vicoli di Covent garden, brulicavano di vita e di giovani in cerca di divertimento, ad ogni angolo si aprivano delle sorte di cortili e piazzette,
ricavati anche sotto il piano stradale e piene di locali e tavoli dove la gente se ne stava seduta a bere e mangiare rumorosamente.
Le gallerie che si aprivano tra i vicoli erano coperte e trasformate in una specie di mercato del cibo, questa con un offerta anche più ampia di quella
precedente, c'erano infatti molti negozi di cibo cinese, giapponese e di altre provenienze etniche.
In una notte tiepida e sferzata da un vento fastidiosamente freddo, abbiamo poi deciso di andare a visitare un'altra delle zone famose di Londra, Soho.
Al contrario del film ultima notte a Soho, noi abbiamo di passare parte della prima notte a Soho.
Soho è un quartiere pieno di vita e la parte più interna,
Chinatown's Soho è davvero stracolmo di gente.
Un brulicare di passanti costretti in mezzo a vicoli stretti e contornati da ristoranti asiatici per lo più cinesi.
L'aria qui è diversa, densa degli odori della cucina cinese, si respirano le spezie, i brodi fumanti ed i colori porpora che riempiono ogni cosa.
Se volete mangiare spendendo poco, forse questo è il posto migliore, con tantissimi locali all you can eat che costano dalle 14 sterline a persona in su,
ma bisogna che facciate attenzione alle scritte all'ingresso, perché la maggior parte di questi locali non accetta le carte di credito e vuole solo pagamenti in contante.
Distrutti da questo fiume di gente, dal vociare e dai mille colori che ci circondavano abbiamo deciso che era finalmente arrivato il momento di tornare in camera a riposare.
Ci siamo quindi infilati di nuovo nel tube della Northern line che ci avrebbe riportato verso Il nostro b&b dove poterci finalmente abbandonare ad un sonno purificatore.