In autobus verso la grande mela ...
Il viaggio in pullman per New York è stato davvero qualcosa di interminabile,
4 ore in una posizione scomoda, in quell'unica fila dove i sediolini non
potevano abbassarsi, ricordo un autostrada interminabile, un susseguirsi di
campagne, industrie, negozi e locali, e come se il tempo si fosse fermato,
nell'attesa di intravedere qualche grattacielo che ci indicasse il nostro arrivo
nella grande Mela.
La cosa più preoccupante del viaggio a New York era che si trattava del
nostro ultimo giorno di vacanza, ci aspettavano quindi una giornata di cammino,
altre quattro ore per il ritorno a Boston, la preparazione delle valigie e
subito dopo la ripartenza per recarci all'aeroporto per prendere il volo di
ritorno, di 12 ore con arrivo in mattinata a Roma, e trasferta in treno fino a
Napoli.
Comunque appena intravedemmo da un ponte Manhattan, tutti questi pensieri
svanirono eravamo arrivati nella città dei sogni, un luogo che si vede solo nei
film, e prima che ci rendessimo conto della cosa ci trovavamo a camminare sulla
Fifth Avenue, la strada più importante di New York dove ci sono i negozi più in
del mondo.
La percorremmo interamente a piedi, e vi assicuro che non lo rifarei, non si
vedeva la fine di quella lunga e interminabile strada, e riuscimmo a fatica a
raggiungere l'empire state building, il grattacielo più alto di New York.
Prima di arrivarci, domandammo in giro se era possibile da qualche punto
osservare la statua della libertà, ma ci risposero che avremmo dovuto avere un
cannocchiale o prendere un imbarcazione fino all'isola, e non era il caso,
quindi optammo per vedere per bene Manhattan, credo che non sarebbe bastata un
intera settimana per vedere tutto quello che c'è a New York.
Alla fine della 5th Avenue, la strada cominciò a rimpicciolirsi e la folla
per strada ad aumentare, c'erano bancarelle dappertutto, e migliaia di persone
che cercavano di farsi largo tra le folle, c'era una vaga somiglianza a quello
che potevano essere i mercati italiani, camminammo a lungo in quella folla
ammirando i grattacieli che spuntavano da ogni angolo sempre più belli e
maestosi, e cercando di fotografare quanto più possibile.
Riuscimmo alla fine a raggiungere Times Square, uno dei posti più belli che
abbia visto in vita mia, una piazza gigantesca dove ad ogni angolo si potevano
notare enormi cartelloni pubblicitari e schermi giganti, sembrava di essere in
un videogioco, una festa di colori e un infinità di persone che andavano avanti
e indietro per le strade, vere e proprie orde di persone attraversavano le
strade, e la circolazione stradale era completamente paralizzata, uno spettacolo
bellissimo che mi faceva sentire confuso, spaesato, come se stessi sognando.
Entrammo nella sede dell'ESPN che non ho ancora capito cosa sia, un palazzo
di 5 piani pieno di gente e schermi giganti, con un ristorante e dei bar, man
mano che si saliva si scoprivano nuove cose, cerano poster meccanici in
movimento ed un auto costruita con le lattine di pepsi, poi in un piano c'era un
bar ristorante con una vetrata enorme che dava su una stanza con tutti schermi
giganti, da dove era possibile osservare qualsiasi sport al mondo, tutto lo
sport esistente in diretta era mandato in onda li.
Ma le meraviglie non erano finite, all'ultimo piano c'era una sala giochi
ghermita di gente, con dei videogiochi mai visti prima, c'era un piccolo campo
di hockey, dove con una mazza ed un disco si sfidava un portiere comandato dal
computer, un area dove si potevano lanciare palloni da football in delle sagome
in movimento, una parete da rampicata mobile e reclinabile, e un simulatore di
lancio con il paracadute con la realtà virtuale, per non parlare del resto, non
giocai a nessuno di quei giochi, restai solo imbambolato a guardarmi
attorno.
Usciti da quel luogo delle meraviglie, ci recammo in uno shop della Warner
Bros, dove c'era di tutto, e rimanemmo per un po’ a guardarci intorno per
decidere cosa comprare per portarlo a casa, fu lì che comprai un pupazzo di Bugs
Bunny per portarlo a mia sorella.
Usciti dalla sede della Warner, non abbiamo più visto posti particolari, ma
solo strade e palazzi, grattacieli bellissimi e gente che camminava in tutte le
direzioni, bastava distrarsi un attimo per non ritrovare più i propri amici,
infatti mi distrassi e li ritrovai dopo 10 minuti che aspettavano al marciapiede
opposto al mio.
Per il resto quella giornata a New York è stata una lunghissima passeggiata,
tanto che ad un certo punto decidemmo di recarci a Central Park per riposarci un
po’, allora raggiunta la prima stazione della metropolitana, cercammo di capire
la direzione da prendere, e non era affatto un compito semplice, credo che la
rete metropolitana di New York sia una delle più complesse al mondo, riesco a
ricordarmi una ventina di linee differenti, ma credo c'è ne fossero di più.
Dopo un po’ di tempo passato a capire quell’intricatissima metropolitana,
riuscimmo a decidere per una linea, e saliti sul metrò cercammo di capire se ci
trovavamo nella direzione giusta, fortunatamente il verso era quello e dopo
poche fermate scendemmo a North Park, il lato nord di Central Park, quel lato
vicino Harlem, uno dei quartieri malfamati di New York, infatti, salendo il
sottopassaggio, ci trovammo subito incontro un ragazzo di colore enorme che ci
domando che cosa stessimo cercando in particolare li, gli rispondemmo che
cercavamo il parco e lui ci disse che era proprio davanti a noi.
Entrammo nel parco e passeggiamo un poco, era veramente bellissimo ed enorme,
ma il nostro interesse principale, fu una panchina, dove riposammo per un po’,
dato che ci rendemmo conto che prima o poi sarebbe arrivato il crepuscolo e che
non volevamo certo essere lì quando questo fosse accaduto, così ci alzammo
nuovamente e ripartimmo per Times Square, dove avevamo da comprare qualcosa da
portare ai nostri genitori.
Ritornati li cominciammo di nuovo a camminare avanti e indietro tra quei
negozi, ma la fantasia non riusciva ad inventarsi niente così alla fine quasi
distrutti entrammo in un Burger King per mangiare qualcosa ed usufruire del
bagno, dopo di che decidemmo di prendere dei quadretti d’alcuni artisti di
strada da portare a casa, dato che ci aspettavano altre quattro ore di viaggio
in autobus.
Dopo aver sbagliato la fermata della metropolitana, tornammo indietro e
riuscimmo a scendere alla stazione degli autobus, e prendemmo l'autobus di
ritorno a Boston quasi per ultimi, ricordo poco del viaggio di ritorno, solo che
era notte e che avevo molto sonno, mi capitò di sedermi vicino ad una ragazza
giapponese di cui ricordo veramente poco, solo l'odore forte di spezie che
emanavano i cracker che stava mangiando durante il viaggio.