La perfetta città universitaria...
Non era tanto semplice spostarsi li, tra treni, metropolitane e autobus, e
Van gratuiti dell'università, dovevamo sempre farci scortare, ricordo che la
prima volta che abbiamo visto un quartiere di Boston, è stato bellissimo, non
ricordo di quale si trattasse, ma ricordo che mi sembrava di stare in un film,
molto probabilmente si trattava di una zona antica di Boston, o solamente una
zona fatta davvero bene.
Le strade erano in pianura intervallate da una serie di incroci, le
costruzioni erano molto caratteristiche, fatte di mattoncini rossi, alte massimo
due o tre piani, tutte molto caratteristiche e curate esteticamente, negozi
perfettamente intonati nell'ambiente erano presenti su entrambi i lati della
strada e ristoranti di ogni genere spuntavano ovunque.
Le macchine per strada erano tutte enormi e nuove, con una netta predominanza
del settore Giapponese, e Coreano, nessun’utilitaria o monovolume, solo macchine
grandi di cilindrata elevata che correvano, ma si fermavano 5 o 6 metri prima
delle strisce per lasciare attraversare le persone.
Il primo errore di un Italiano all'estero, credo sia quello di scegliere un
ristorante italiano per mangiare la prima volta, e noi puntualmente incappammo
in quell'errore, un ristorante davvero bello, chissà dov'erano nascosti gli
italiani in quel ristorante, io non ne ho visti ne sentiti, mi sono solo reso
conto che tra un chianti italiano pagato 40 dollari la bottiglia, un quarto di
antipasto e un primo piatto senza sale, ho pagato circa 50 dollari.
Davvero un bell'inizio, visto che avevo calcolato un budget limitato, si
trattava di una vacanza di mezza stagione molto improvvisata, ma che ci diede
subito un'idea di come avremmo mangiato in seguito li, mcdonalds, pizzerie e
fast food.
boston park
Senza dubbio la cosa più bella che abbia mai visto a Boston, è stato il
parco, sono rimasto meravigliato quando proprio nel mezzo di un centro abitato,
tra palazzi e qualche grattacielo o visto spuntare una zona verde enorme.
Siamo entrati nel parco e subito ho notato una cosa, c'erano scoiattoli
ovunque, ora questo può sembrare normale ad un americano, ma per noi era davvero
strano, era davvero la prima volta che vedevo degli scoiattoli da vicino, e non
erano nemmeno pochi fu così che cominciammo uno strano gioco, immaginatevi tre
ragazzi correre dietro agli scoiattoli ridendo, uno spettacolo da vedere.
Il parco era davvero grande, tanto che non lo vedemmo neanche tutto, c'era un
laghetto molto bello, profondo credo 20 o 30 centimetri che d’inverno era utilizzato per pattinare, con una casetta situata sul bordo che era molto
suggestiva, poi si estendeva con grandi prati disposti qui e li, e la gente giocava tranquillamente a frisbee e a lanciarsi delle palline con una specie di
retino da pesca, un sentiero centrale attraversava tutto il parco e seguendo questo sentiero si poteva notare un fiume ed un piccolo ponte, c'era una pace
incredibile e non si sentivano molti rumori, anche se guardando oltre la vegetazione, alzando gli occhi si vedeva chiaramente la città che circondava il
parco, non credo di aver mai visto una cosa del genere in Italia.
Già dai primi giorni ebbi modo di capire che in America qualsiasi cosa
costava di più, non capisco il perché, ma un prodotto americano come la nike,
costava molto di più lì che da noi, per non parlare di prodotti italiani
all'estero, ma la moda lì non è affatto una bella cosa da vedere, si basa sul
principio di vestire comodi, e non eleganti, si potevano osservare naturalmente
un lunga serie di calzini bianchi, indossati con indifferenza sotto qualsiasi
abito, elegante o non e scarpe di numeri superiori al proprio, due o tre taglie
in più, devo dire la verità questo non valeva per tutte le persone, ma per la
maggior parte, certo che gli europei si notavano subito per la differenza
dell'abbigliamento, e anche i cinesi vestivano bene.
La cosa strana è che anche nelle giornate assolate, quasi nessuno portava gli
occhiali da sole, come se fossero uno strano oggetto di uno sconosciuto
utilizzo, mentre invece noi riuscivamo a portarle anche il pomeriggio tardi,
quando pioveva e anche la sera, forse per essere notati, per darci un aria
particolare, infatti, ci guardavano strano quando in metropolitana indossavamo
degli occhiali da sole completamente neri.
L'america è un paese meraviglioso e devo dirlo, ha un sistema che funziona
alla perfezione, ogni treno, metropolitana e bus, spacca il secondo, con una
precisione estrema, non ci sono mai ritardi, ma questo vale per tutto, regole
molto ferree, ci sono voluti quattro giorni prima di riuscire a toccare un poco
di alcool, nei locali di solito non servono alcolici, non si possono bere
alcolici per strada, non si possono comprare alcolici dopo le 23:00, non si può
fumare in nessun luogo chiuso, si possono comprare alcolici solo dopo i 21 anni,
si può comprare un accendino solo dopo i 19 anni, si può entrare in una
discoteca dopo i 19 anni e molte altre di queste leggi, un paese libero dicono,
non è del tutto così, bisogna conoscere bene il sistema per ottenere quella
libertà di cui parlano, ma tutto sommato non va male così si tutela una maggiore
sicurezza per i cittadini.
La pecca di una cittadina come Boston, sono le discoteche, in america
chiamate club, ci sono e sono molto belle, e le ragazze non mancano, ma la
chiusura è alle 2 in punto, il che rende la notte un po’ breve, a meno che non
la si allunghi privatamente, per strada alle due sono tutti chiusi e si deve
trovare un altro posto per passare la notte.
In pochi giorni però si capisce la situazione e si comincia con il comprare
cassette di birre da conservare a casa per bere la sera, poi si capisce
finalmente che non è davvero vietato bere per strada, basta nascondere la
bottiglia contenente alcolici in una busta di carta, il problema è il non dare
il cattivo esempio ai bambini, e ci si accorge di un'altra cosa, nel paese dove
hanno inventato il tabacco, le sigarette costano davvero troppo, e quelle famose
marlboro americane, fanno davvero schifo, non sono neanche paragonabili a quelle
europee che si fumano da noi, 9000lire per un pacchetto di sigarette
schifosissime, tanto vale comprare quelle importate allo stesso prezzo, almeno
sono buone.
I giorni a Boston si sono svolti in maniera simile, un giro per visitare
posti nuovi, la sera riunione con gli amici a casa per mangiare una pizza, che
non è nemmeno tanto male, poi fuori nei club a ballare e di nuovo a casa...
Mi ricordo di aver visitato un sexy shop, non ce ne sono tanti qui da noi, e
di aver comprato un regalo per un amico, ho preso anche dei cd in un negozio di
cd usati, per soli 7 o 8 dollari, si riescono a trovare dei cd come nuovi, se
invece hanno qualche graffio lì si può pagare anche 4 o 5 dollari, e questa è
davvero una cosa favolosa, se avessi voluto gli stessi cd in Italia, li avrei
pagati 36000 e 37000 lire, la musica dovrebbe essere un bene più accessibile per
tutti.
La tecnologia in america è di sicuro evoluta, per strada la gente si
connetteva ad internet dai telefoni pubblici, e internet era davvero
velocissima, si riusciva a scaricare a qualsiasi velocità, 150k al secondo era
una delle peggiori velocità che si otteneva scaricando una canzone, la pirateria
credo sia molto diffusa e poco controllata in america, tutti avevano napster e
scaricavano come se niente fosse, e molte persona avevano intere valigette di cd
musicali masterizzati.
Spesso di pomeriggio sono sceso fino al campo di baseball per cercare di
capire il senso di quello sport così statico, e sono rimasto colpito dalla
grinta e l'impeto che ogni giocatore ci mette, sono molto concentrati e credono
in quello che fanno, sono rimasto lì per un po’ di tempo, e mi sono annoiato,
tanto che sono passato a guardare una partita di softball, la versione femminile
dello stesso sport, ed era la stessa cosa, tranne che per i cori di battaglia
che le ragazze urlavano in continuazione per caricarsi, non riesco a trovare
gioco di squadra e continuità, in quello sport, preferisco di gran lunga il
calcio, che è davvero poco praticato in america.
Sono riuscito per caso a vedere un solo allenamento di calcio, si trattava di
una squadra femminile e non erano neanche scarse, anzi sembrava che giocassero
davvero bene, il fatto è che si allenavano molto e quindi riuscivano ad avere un
buon tocco di palla, mentre le guardavo provavo un desiderio sfrenato di voler
giocare a pallone.
Ci sono alcune cose che ti rimangono impresse quando vai in un posto così
lontano e diverso, quell'autostrada enorme che collegava i vari quartieri di
Boston, una 5 corsie interminabile, tutte quelle strade enormi, i supermarket
che vendevano di quanto più schifoso possa esistere sulla faccia della terra,
biscotti e dolci di tutti i tipi, e le bibite di una varietà sconcertane,
centinaia di prodotti diversi mai visti prima.
Il caffè rimane il più grande mistero, come si può definire caffè una tazza
di acqua calda con un leggero aroma di caffè, e come facciano a berlo, io ci ho
provato e mi sono dovuto sforzare parecchio, meno male che in america si trovano
sempre dei quartieri popolati da gli italiani, ed e così che una sera ho chiesto
se era possibile bere un caffè italiano e ci hanno portato in un quartiere italiano di Boston.
Le costruzioni e le strade un po’ più strette ricordavano vagamente qualche
cittadina Italiana, del nord Italia, e ogni ristorante albergo o negozio portava
un cognome italiano, entrammo in un piccolo bar, dove non so per quale strano
miracolo era consentito fumare, ci sedemmo a tavola e subito il proprietario
credo venne a chiederci cosa volevamo, era chiaramente siciliano, e quando gli
chiesi il babbà, un dolce napoletano, voleva darmi una specie di cassata
siciliana, allora presi il caffè e riuscì finalmente a bere un qualcosa di
vagamente simile al caffè di casa nostra, l'unica vera cosa che mi mancava.
In tutto il periodo che sono stato in America, non mi è mai capitato di
pensare all'Italia, non mi mancava mai niente, ascoltavo canzoni italiane e
napoletane, ma non provavo nessuna nostalgia, mi sentivo bene in quel posto, era
molto tranquillo e rilassante, ora invece che sono a casa sento che quella città
mi manca terribilmente.
In Italia si vedono sempre le stesse facce, la gente è molto omolgata, fanno
sempre le stesse cose, si vestono alla stessa maniera secondo la oda del momento,
hanno interessi molto simili, sono tutti terribilmente prevedibili.
Quasi tutti sono convinti che sia giusto nella vita fare i furbi, a costo di prevaricare sul prossimo,
sono sempre pronti a fregare, sono nervosi e si comportano in maniera frenetica, invece, a Boston e non dirò in
America, perché sono convinto che Boston non sia l'America, le cose sono
differenti.
Le persone sono profondamente diverse, le nazionalità e razze sono tra le più svariate,
ognuno sembra avere interessi completamente diversi dagli altri e non preoccuparsene,
il modo di vestirsi e comportarsi è diverso, stravagante e libero, perfino le religioni
sono multiple ed influenzano diversamente il modo di vivere e pensare delle persone.
Senza ombra di dubbio, osservandod a fuori tutte le persone che abitano qui in maniera apparentemente pacifica,
viene da pensare che la diversità sia sempre una grande ricchezza.
Prima di partire per questo viaggio, mangiavo spesso gli hot dog in Italia, a
volte li facevo preparavo anche a casa, ma avevo un sogno nel cassetto, quello di mangiarne uno vero in America,
un hotdog comprato al carretto lungo le strade americane, così alla prima occasione disponibile,
appena ho visto il carrettino di metallo con le ruote e la tettoia dai gialli e rossi sbiaditi, mi ci sono avventato come un avvoltoio che trova il cibo nel deserto.
Appena ho chiesto un hotdog nel mio pessimo inglese al venditore, mi si è posta davanti una scelta mistica,
vuole quello con il wurstel oppure con la salsiccia?,
io sincermante non mi sarei mai aspettato che esistesse questa possibilità, pensavo che gli hotdog fossero solamente di wurstel,
così sono caduto in una lunga indecisione che mi ha completamente spiazzato.
Poi dopo un paio di minuti di imbarazzo, una vocina nella mia mente mi ha suggerito,
salsiccia salsiccia, è ovvio che vuoi una salsiccia.
Allora senza nemmeno provare a pronunciare quella parola così complessa, ho indicato la salsiccia ed il venditore
l'ha pescata da uno specie di contenitore con la cottura al vapore.
Il secondo trauma più grande è stato scoprire che lo standard di cottura non era quello alla piastra,
ma bensì questa sorta di bollitura al vapore.
Dopo aver preseo un panino pretaglaito, il venditore ci ha infilato questa salsiccia e senza chiedermi altro
l'ha cosparsa di cipolle e verdure, senape e ketchup e poi me l'ha consegnato.
Non serve che vi dica che al primo morso ho subito provato una sensazione di gioia immensa,
un gusto ed un sapore che nessun hotdog in Italia mi aveva mai dato prima,
la scoperta di un cibo da strada che non avevo mai davvero mangiato fino ad ora,
un inganno perpetuato dagli imitatori italiani del cibo americano.
Non ho idea di che carne fosse quella salciccia, ma una cosa è certa, la carne in America è è buonissima,
partendo dalle bistecche fino agli hamburger, ha un sapore davvero unico, ho quindi provato a chiedere se fosse carne di importazione,
ma ho scoperto che esiste un divieto sull'importazione delle carni e che queindi si trattava di vera carne
cresciuta e macellata in USA.
Non penso che proverò a mai più in italia a mangiare un hotdog, almeno non quello che vendono i negozi italiani,
tenterò di prepararlo a casa per ricreare quel gusto unico che mi sappia far tornare in mente l'indimenticabile
momento in cui per la prima volta ho capito cosa fosse un vero hotdog.
Uno dei posti più caratteristici che mi è capitato di vedere in America è stato un piccolo e scuro locale nella zona del porto di Boston.
Erano circa le 6:00 del mattino, o forse prima e dovevamo prendere un autobus per andare a New York city, ma essendo il viaggio lungo, ho deciso
con Giampaolo di rimediare del cibo da asporto da consumare durante il viaggio.
Così cercando nei dintorni abbiamo trovato aperto questo vecchio locale, con i tavolini e le panche di pelle disposti sotto le grandi vetrate che davano sulla strada,
mentre sul lato interno, dietro un immenso bancone dove ci si poteva sedere a mangiare, c'era una scura e consumata cucina, con una griglia lunghissima.
Dietro il bancone c'era solo una ragazza magrissima con indosso una cannottiera che lasciava bene in vista tutta una serie di tatuaggi che le ricoprivano
la spalla ed il braccio destro. Una cosa che oggi può sembrare normale, ma vi assicuro che nel 2001 non avevo mai visto una ragazza tatuata.
Nel locale c'era un forte odore di olio bruciato e soltanto tre clienti sparsi nel locale, tutto sembrava un po' sporco e consumato dal tempo e la scarsa
illuminaizone era ottenuta con dei neon viola e blu.
Sembrava davvero di stare in uno di quei locali che si trovano sulle provinciali americane nei film, dietro le vecchie stazioni di rifornimento carburante.
Eravamo indecisi se sederci e farci servire dei pancake con uova, pancetta e sciroppo d'acero o prendere qualcosa da asporto, ma alla fine dato che non
avevamo troppo tempo a disposizione prima che partisse il nostro autobus, abbiamo optato per comprare un hamburger da asporto.
Il menuù era abbastanza incomprensibile, quindi decidemmo di rivolgerci direttamente alla ragazza dietro il bancone,
era davvero molto bella, ma aveva gli occhi completamente spenti, come se non guardasse veramente le persone che aveva davanti,
sembrava persa in un mondo tutto suo, incastrata in un ruolo ed una vita che non aveva scelto, ma che subiva passivamente.
Le chiedemmo semplicemnte un hamburger con panino e lei ci chiese qualcosa in merito che non riuscivamo a capire,
ci volle daverro un po' di tempo a comprendere che ci stava chiedendo il grado di cottura dell'hamburger, che credo abbia poi comunuqe deciso da sola.
Nell'attesa mi accorsi che non era lei a prepararli, ma era sbucato dal nulla un cuoco enorme che dopo aver aperto due panini giganti,
prese degli hamburger immensi, alti almeno tre dita e li mise sulla piastra scura rovente.
Non avevo mai visto in vita mia un hamburger così grande, anche perchè da noi erano da sempre sottili dischi di carne macinata.
Dopo averli cotti su entrambi i lati, li poggiò dentro il panino, poi ci mise delle fette di formaggio ceddar, dei funghi, il pomodoro e l'insalata.
Prese poi dei contenitori di plastica quadrati, davvero molto grandi, saranno stati più di 20 centrimenti per lato, ci adagiò il panino gigante e riempì tutto il resto del contenitore di patatine fritte ed un cetriolo, immancabile in ogni piatto americano.
Poi con una magistrale manovrra, richiuse la confezione comprimendo dentro tutte le patatine.
Un hamburger così grande ed una quantità cosi incredibile di patatine fritte che mi sarebbe bastata per due giorni interi, ci costò solamente 6,5$, una cifra davvero ragionevole, per un pranzo da asporto così esagerato.
Dopo pochissimo tempo che l'autobus era partito con destinazione new York, Giampoaolo apri il suo contenitore inondando tutto l'autobus di un forte odore di fritto e cetriolo, così non resistetti e cominciai a mangiare anche il mio.
Sarebbe bastato per due giorni, ma noi spazzolammo tutti e due gli hamburger e le patatine fritte senza lasciare nella confezione nemmneo il cetriolo puzzolente.