Avevo tanto sentito parlare di Gallipoli, la perla del aalento, l'ambita meta di turisti e vacanzieri, il luogo più ambito del sud nel mese di agosto.
E così, l'ultima tappa del nostro viaggio vacanza nel salento, sacrificando per problemi tecnici la visita a Galatina con i suoi famosi affreschi è stata verso la famosa perla del salento.
Da un rapido sguardo alla cartina geografica del luogo, si nota che il centro storico di Gallipoli è concentrato in una penisola collegata alla terra ferma
da un ponte, una specie di roccaforte sul mare. Tanto che subito si è riaffacciato alla mia mente il ricordo della bellissima cittadina di Old Nesebar, sul Mar Nero in Bulgaria.
Ma appena arrivati, mi sono reso conto di quanto Gallipoli non potesse reggere minimamente il confronto.
Prima di attraversare il ponte, due pessimi caffe al bar ed un tagliando di parcheggio per due ore e quaranta minuti di sosta, i sono costati nove euro.
Cosa che ci ha fatto subito rendere conto di non essere troppo i benvenuti in questa carissima cittadina salentina.
Da subito entrando attraversando il ponte, si nota il castello a guardia del centro storico e del molo. Fortificato come quello di Otranto, ma più basso e meno imponente. Come non ci aspettavamo, era chiuso e non visitabile al pubblico.
Ci siamo allora fatti strada per le strette vie del centro, tra le case bianche, gialle, grige e di tanti altri colori inappropriati. Per strada le carte, l'immondizia e lo sporco facevano da contorno e spesso si presentavano nell'aria delle fetide ondate di pesce andato a male.
La maggior parte della gente restava chiusa in casa a riposare, in attesa di popolare in serata strade, vicoli e bar, locali e tutti i ristoranti disseminati ovunque.
Arrivati al duomo, dalla facciata imponente nascosta da una palazzina costruita di fronte ad appena sei metri di distanza, ci siamo fermati ad ammirare lo stile barocco
ma armonioso per poi entrare in cerca dei molteplici dipinti che caratterizzano il suo interno.
Davvero bello e tapezzato di tele gigantesche il l'interno del duomo, per la maggior parte nascosti ed oscurati dalle maledette impalcature per il restauro.
Senza di cui sarebbe stato un bel ricordo da riportarsi indietro da quella bizzarra cittadina che altro non cerdo possa offrire...
Qualcosa di insolito, in quel duomo mi ha lasciato dentro un pensiero, c'era un cane meticcio di taglia grane che si aggirava per il duomo, come se fosse li da sempre, girava fra le panche, si sedeva negli angoli dell'altare a riposare, senza mai abbaiare o fare rumore, lentamente come se capisse l'importanza di quel luogo, come se fosse lui stesso il custode o il parroco di dio in quella chiesa.
Perchè la religione non dovrebbe considerare anche gli animali come esseri degni della fede?
Lui era li, fiero e taciturno, in barba a tutti quegli umani stupidi che si sono lamentati per la sua presenza in chiesa e si muoveva lentamente sfuggendo con timidezza all'obiettivo della mia macchina fotografica.
Dopo il duomo sono state poche le altre cose degne di essere ricordate, come la chiesa molto antica dedicata a San Francesco, dalla facciata esterna scarna e medievale ed al suo interno il solito stravagante matrimonio.
Simona ha insistito per ritornare dentro ad osservare la sposa quando l'ha vista passare in un auto bianca, vestita di viola.
Lo sposo era vestito di un bianco avorio molto lucido che ogni tanto rifletteva dei colori argentei, mentre la sposa indossava un abito viola con il velo bianco.
Qualsiasi posto può sembrare bello da una buona inquadratura :P
Non lontano dalla chiesa una piccola spiaggetta in una rientranza della costa, mostrava dei bagnanti tra cataste di immondizia e cartacce sparse ovunque intenti al loro bagno pomeridiano.
Cosa che ci ha stupito non poco, ma da subito, il nostro stupore è stato amplificato quando facendo il giro della costa per ammirare il panorama abbiamo notato le scogliere frastagliate decorate di vecchi mobili lanciati dalla scogliera, televisori rotti, frigoriferi e altri strani ogetti che non sono proprio parte della natura paesaggistica.
Una strana "perla", il cui valore deve essere nascosto nella esagerata vita notturna, o la più straordinaria delle illusorie campagne propagandistiche, dove il giro economico turistico pare essere uno dei più grandi del salento.
Per me la vera perla del salento è senza dubbio Otranto, sperando che la crescente ed attuale popolarità non la distrugga.
Il turismo infatti, è un bene economico per le città ma anche una pericolosa piaga distruttiva. Un demone che attacca, prolifica e distrugge tutto, che vive del disinteresse sociale creando mostri assetati di vile denaro.